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Bollette, pressing sul governo per il decreto anti-rincari: "Drammatica evoluzione"

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La "drammatica evoluzione" dello scenario per l'impatto dei costi dell'energia sulla produzione industriale spinge in avanti il decreto anti-rincari delle bollette. Da un lato il governo è al lavoro sulle misure che dovrebbero arrivare nel prossimo consiglio dei ministri, dall'altro guarda con attenzione alle imprese con un tavolo ad hoc convocato dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.

In testa la voce di Confindustria che chiede "un atto di coraggio", oltre a una task force a Palazzo Chigi che metta subito a punto le misure chiedendo "interventi urgenti e strutturali di politica industriale. Non è possibile rinviare le decisioni". Sulla stessa linea l'allarme di Confcommercio che per le imprese del terziario parla di "aumenti insostenibili destinati a incidere su inflazione e a indebolire la dinamica dei consumi", con una spesa della bolletta energetica che sfiora i 20 miliardi nel 2022 per un incremento del 76% rispetto al 2021.

Intanto, si susseguono le riunioni del governo sul testo del decreto per attenuare le bollette: prima un incontro tecnico e poi un faccia a faccia a quattro tra il premier Mario Draghi, il ministro dell'Economia Daniele Franco, il ministro Giorgetti, e il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani che avverte come "l'eccezionalità della situazione rischia di offuscare l'efficacia delle azioni messe in atto dal governo", inducendo "alla valutazione di ulteriori misure di carattere prettamente strutturale".

Al Mise invece le imprese si sono confrontate sull'impatto dei costi dell'energia sul sistema produttivo. Con l'obiettivo - osserva Giorgetti - di "raccogliere dati e proposte per definire i tempi e il perimetro dei settori emergenziali e per calibrare gli interventi del governo sulle diverse filiere, con priorità per chi è a rischio sopravvivenza". In questo contesto, tra le proposte avanzate da Confindustria, in particolare emerge la necessità di un "incremento della produzione nazionale di gas di circa 3 miliardi di metri cubi all'anno, un'azione sulla fiscalità e la parafiscalità, e intervenire subito attraverso indirizzi specifici al Gse per la cessione di energia rinnovabile elettrica 'consegnata al Gse' per un quantitativo di circa 25 TWh (Terawattora) e trasferita ai settori industriali a rischio chiusura ad un prezzo di 50 euro a Mwh (Megawattora)". Per Confindustria l'incremento complessivo dei costi per l'energia arriva a oltre 37 miliardi nel 2022 (+368% nel 2021 e oltre 5 volte rispetto al 2020).

Infine, le misure strutturali, quelle più ampie, che dovrebbero arrivare - rileva Cingolani - toccano diversi aspetti; sono in corso di valutazione per esempio la promozione di una revisione delle regole del mercato elettrico su base europea per beneficiare degli investimenti e dei minori costi dell'energia prodotta da fonti rinnovabili, l'accelerazione del tasso di impianti rinnovabili e di una spinta alla decarbonizazzione,azioni di contrasto alla povertà energetica, la semplificazione dei procedimenti autorizzativi, la valorizzazione della produzione di gas nazionale, il contenimento della rendita degli impianti fotovoltaici, il taglio del peso degli oneri di sistema grazie alla cartolarizzazione, la creazione di nuovi incentivi coperti almeno parzialmente dal Pnrr.

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