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Ristori, il governo latita: pochi soldi per indennizzare le attività danneggiate

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Gaetano Mineo
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Si torna a parlare di ristori per le imprese. Come dire: anno nuovo, vecchi problemi. Perché se è vero- ed è vero- che il Coronavirus non molla, mettendo sempre più in crisi aziende e lavoratori, è anche vero che il governo non vuole prendere il toro per le corna, dando una «seria» boccata di ossigeno all'economia italiana. E così si continua a spizzichi e bocconi.

Infatti, il governo Draghi pare non avere alcuna intenzione di fare uno scostamento di bilancio consistente per ristorare i diversi settori colpiti dalla crisi per Covid-19. In tal senso, occorrerebbero poco più di 15 miliardi di euro, una mini -finanziaria che il premier mira a rinviare a dopo l'elezione del presidente della Repubblica. Mossa che ha generato malumori oltre tra gli imprenditori anche all'interno della stessa maggioranza di governo, dove c'è chi invece è convinto che gli aiuti alle imprese vanno erogati subito.

Di certo, sul tavolo di Palazzo Chigi si sarebbero soltanto 2 miliardi immediati racimolati tra le pieghe del bilancio e da destinare soltanto ai settori più colpiti dalle chiusure invernali, come turismo e discoteche. Settori a cui è arrivato lo stop del governo il 24 dicembre scorso ad appena poche ore dalle festività natalizie, periodo che poteva rappresentare una «boccata d'ossigeno» per le aziende che invece oltre al danno hanno subito pure la beffa. Sono stati molti gli imprenditori che hanno dovuto restituire le caparre già incassate, oppure che avevano as sunto dei dipendenti per far fronte al lavoro che era previsto sotto le feste natalizie. Comparti sui cui ruotano circa 180mila lavoratori.

Ora, intanto, l'obiettivo del governo è varare un mini Dl Sostegni in settimana. A Palazzo Chigi e al Mef si sta lavorando a un dossier per il quale è stato chiamato il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, al fine di identificare i reparti più in difficoltà. L'esponente leghista del governo, tra l'altro, chiede ai colleghi Andrea Orlando (Lavoro) e Daniele Franco (Economia) la possibilità di rinnovare «l'integrazione salariale per 13 settimane».

E proprio dal rapporto di Garavaglia, emerge che ad essere più colpiti dalla nuova ondata di contagi sono le agenzie di viaggio e i tour operator, che coinvolgono circa 27mila lavoratori; le strutture ricettive (140 mila lavoratori compresi quelli delle ditte appaltatrici); i parchi divertimento (565 dipendenti a tempo indeterminato); discoteche e sale da ballo (1.950 dipendenti); stabilimenti balneari e termali (alcune migliaia di dipendenti). Certo, destinare solo 2 miliardi a questo drammatico scenario, pare poco.

A maggior ragione che con queste stesse risorse il governo dovrebbe prorogare anche la Cassa integrazione Covid scaduta lo scorso 31 dicembre. Tra i promotori dei nuovi ristori, il ministro per gli Affari regionali, Mariastella Gel mini, che dopo l'approvazione del provvedimento sull'obbligo vaccinale in Cdm aveva affermato: «Ora dovremo occuparci di risarcire quelle attività che hanno subito danni economici dalla stretta di Capodanno, a cominciare dal settore delle discoteche e dell'intrattenimento».

Il deputato di Leu, Stefano Fassina, frattanto sferra un colpo al governo: «Un decreto per sostenere i settori più colpiti dalle chiusure e dall'impennata dei contagi è urgente, non può essere rinviato a dopo l'elezione del Presidente della Repubblica» e comunque, «va fatto un ulteriore scostamento di almeno una decina di miliardi». Mentre da Confesercenti, arriva l'allarme che già dal primo gennaio 200mila lavoratori sono senza copertura proprio per mancanza di una proroga degli ammortizzatori sociali. 

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