Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Superbonus, l'allarme della Giovani Ance: "Aiuti anti-rincari o l'edilizia si ferma. Settore strozzato"

  • a
  • a
  • a

Per la prima volta dopo anni di crisi le costruzioni sono all'alba di una ripartenza. Il settore è tornato a crescere con un + 15% nel 2021 e una buona parte del +6,3% del Pil 2021 è dovuta al settore edile. Che ora però teme di vedere strozzata la ripresa. «Il rincaro dei materiali è un problema enorme per le imprese che devono essere compensate per consentire loro di restare sul mercato. Nessuno si aspettava la forte inflazione con la quale ci si confronta e ora è necessaria l'adeguamento dei tariffari e un meccanismo di revisione dei prezzi» spiega a Il Tempo, Angelica Krystle Donati, fresca di nomina alla presidenza dei giovani dell'Associazione nazionale dei costruttori edili.

Le clausole revisione prezzi negli anni passati qualche problema lo hanno dato...
«Trovare una soluzione per aiutare le aziende che si preparano a mettere in pratica parte del Piano di ripresa e resilienza è assolutamente necessario. Siamo stati colti alla sprovvista dai rincari e senza meccanismi ad hoc rischiamo portare i libri in tribunale».

In attesa della partenza piena del Pnrr a trainare l'edilizia è stato il superbonus. Che giudizio dà della misura?
«Dopo un po' di incertezza normativa l'agevolazione è decollata con il decreto semplificazioni bis. Oggi è in attuazione il 50% in valore degli interventi richiesti e il 15% in numero. La spinta al settore è indubbia».

C'è un altro freno però. Quello che è arrivato con il decreto antifrode...
«La norma ha creato confusione. Siamo tutti a favore della legalità. Ma intervenire sui cantieri già avviati frena la loro gestione. Per questo la richiesta è di applicare la regole nuove solo a quelli partiti dopo l'entrata in vigore della legge. Questa però non è la sola criticità emersa».

 

 

Quale altra segnala?
«Vista la velocità con la quale devono essere chiusi i lavori, cioè entro la fine del 2023, si è assistito a un fenomeno di corsa all'oro. Negli ultimi sei mesi sono emerse 11 mila nuove aziende con un codice Ateco edilizio. Molte di queste non hanno strutture adeguate e non applicano il contratto settoriale. Tutti si gettano nella mischia con il rischio di un Far West. Ci sono general contractor che nei mesi scorsi hanno raccolto commesse e ora non sanno a chi farle eseguire».

Come se ne esce?
«L'Ance chiede di regolamentare il superbonus 110% in modo da fare operare sul mercato solo imprese certificate».

Recentemente i proprietari sono stati terrorizzati dalla possibilità che l'Ue introducesse vincoli alla vendita di case con classe energetica bassa. Che ne pensa?
«Bruxelles ha chiarito che non c'erano intenti punitivi e che ogni Stato applica le direttive in modo congruo. Ma il messaggio di base resta positivo e cioè investire nella ristrutturazione edilizia è più conveniente rispetto, ad esempio, all'erogazione di sussidi per i consumi energetici. Lo stesso vale per la rigenerazione urbana delle città, soprattutto nelle periferie che hanno meno vincoli storici rispetto ai centri».

Cosa serve oggi ai costruttori per approfittare delle opportunità del Pnrr?
«Un aiuto contro il caro materiali. È un problema enorme perché si rischia che le opere progettate non vedano la luce. Serve un forte impegno del governo per compensare la aziende».

 

 

Non è stato fatto nulla finora?
«Il ministero della infrastrutture ha emanato un decreto relativo alle compensazioni per gli incrementi dei prezzi di 56 materiali nel primo semestre 2021. È un primo passo ma non basta. Alcuni elementi importanti sono stati lasciati fuori come il calcestruzzo e il carburante. In più il rimborso è relativo a meno della metà degli aumenti. Alcuni beni hanno registrato delle impennate esponenziali di costo. Il ferro ad esempio è cresciuto del 250% da novembre 2020 a oggi».

Cosa chiede?
«È stato istituito un fondo di 100 milioni di euro per colmare i gap sull'importo dei lavori creati dai prezzi in rialzo. Le risorse sono insufficienti e la dotazione va rimpinguata adeguatamente. In più vorremmo che, per i contratti di appalto in corso, i ritardi nelle consegne per causa di forza maggiore non comportino penalità per le ditte».

 

Dai blog