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Manovra, via libera del governo. Draghi: "Il reddito di cittadinanza resta ma con più controlli"

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"Sul reddito di cittadinanza condivido il principio". Il Consiglio ministri approva la manovra con interventi per 30 miliardi e il premier Mario Draghi, in conferenza stampa, spiega che il reddito è stato rifinanziato con un miliardo di euro.  Ma nel provvedimento disposta anche una stretta sui controlli e sui reati che impediscono di accedere alla misura, insieme con nuovi meccanismi per favorire la ricerca del lavoro dei beneficiari. I beneficiari "occupabili" dovranno sottoscrivere il Patto per il lavoro contestualmente all'invio della domanda di Rdc e potrà rifiutare massimo due offerte di lavoro pena la decadenza dal beneficio.

Nella stessa bozza è scritto che  l'Inps provvede a definire annualmente, entro il 31 marzo, un piano di verifiche dei requisiti patrimoniali dichiarati nella dichiarazione sostitutiva unica, anche ai fini della verifica dei requisiti per il reddito di cittadinanza. "I provvedimenti di controllo sono diversi e verranno dettagliati nei prossimi giorni" spiega il premier alla giornalista di La7 che domanda come avverranno. "I controlli saranno ex ante, prima della percezione" sottolinea Draghi che evidenzia: "Serve ma non deve diventare un ostacolo all'accettazione di proposte di lavoro. E' chiaro che il sistema precedente non ha funzionato - precisa il premier - Seve essere ottenuto senza abusi, deve controllare lo Stato e non deve ostacolare il mercato del lavoro".

Secondo quanto si apprende da fonti di governo, durante il Consiglio dei ministri il centrodestra aveva chiesto lo stop all’elargizione del Reddito di cittadinanza dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro e il decalage dopo 6 mesi. Ma ci sarebbe stato subito il no dei ministri Cinquestelle e dello stesso presidente del Consiglio. Il leader del M5S Giuseppe Conte avrebbe telefonato a Draghi per evitare il decalage del reddito di cittadinanza per tutti gli occupabili, a partire dal sesto mese. Alla fine, sul rdc si sarebbe arrivati a un accordo, ovvero il decalage scatta solo dopo il primo rifiuto di un'offerta di lavoro. Proposta avanzata in Cdm dal M5S, infatti, con l'appoggio di Draghi. L'assegno, più in generale, viene sospeso dopo che si dice no a due proposte di impiego, non più tre come finora. 

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