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Monte dei Paschi di Siena smentisce i gufi e comincia a macinare utili: rischia di essere un affare

Filippo Caleri
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Colpo di scena. Il grande buco di Siena, la banca in cerca di sposa per non perire, macina comunque business e chiude i primi sei mesi dell’anno con l’utile. Insomma, alla faccia dei gufi, il Monte ha continuato a fare il mestiere che regolarmente svolge da oltre 500 anni e a trarne profitto. La prova è nei conti della banca senese approvati ieri dal cda. Con un secondo trimestre in utile per 83 milioni (gli analisti prevedevano un rosso di 28 milioni) i profitti dei primi sei mesi sono saliti a 202 milioni. Non solo. Le cifre segnalano anche progressi sul patrimonio. Il deficit di capitale, stimato lo scorso novembre in 1,5 miliardi, si è ridotto a meno di 500 milioni, mentre si allungano i tempi della sua manifestazione: non più marzo ma giugno 2022. Un effetto determinato dal fatto che Mps ha una forza commerciale ancora elevata. «Monte dei Paschi e la sua macchina commerciale continuano ad accelerare mentre la qualità degli asset e i costi restano sotto stretto controllo» ha detto l’ad Guido Bastianini, sottolineando come i prestiti in moratoria siano scesi in un anno del 74%, a quota 4 miliardi, mentre i flussi del risparmio gestito siano aumentati di 7,9 miliardi, il 50% in più dei livelli pre-Covid.

 

 

I ricavi sono stati pari a 1,56 miliardi di euro, in crescita del 7,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, grazie soprattutto all’aumento delle commissioni nette, pari a 755 milioni (+8,7%), ovvero il miglior risultato di periodo degli ultimi tre anni. Ma non è il solo record. Il risultato operativo netto della banca senese è positivo per circa 327 milioni (il più alto dato semestrale degli ultimi 5 anni) a fronte di un valore negativo pari a 149 milioni registrato nello stesso periodo dell’anno precedente. Il contributo del secondo trimestre, pari a 124 milioni, è in calo rispetto al trimestre precedente, che aveva registrato un valore positivo di circa 203 milioni. Buone notizie anche dal contenzioso. Il cda ha approvato anche la transazione chiusa con la Fondazione Mps. A fronte della rinuncia a 3,8 miliardi a Rocca Salimbeni andranno 150 milioni di euro. La transazione pesa non poco sul fardello che rende meno attraente le nozze per chiunque. Ora rispetto un anno fa il contenzioso si è quasi dimezzato e si portato sotto la soglia dei 5 miliardi di euro. Risultati positivi dunque su tutta la linea che spingono la banca a mostrare maggiore ottimismo nel futuro. La banca ha ribadito che il piano sul capitale, che prevede un aumento richiesto ai soci di 2,5 miliardi di euro, è «coerente» con i risultati dello stress test fato dalla Banca centrale europea, a differenza di quanto affermato dal ministro dell'Economia,

 

 

 

Daniele Franco, nella sua audizione in Parlamento secondo cui «le stime del deficit vanno riconsiderate dopo lo stress test, da cui emerge un fabbisogno «ben superiore» per riallineare Mps alla media delle banche europee. Intanto infuria la polemica politica sul salvataggio di Montepaschi. «Saremo guardiani, non accetteremo nessuna svendita. Quello è un marchio storico, nacque nel 1472, deve sopravvivere ai disastri del Pd. Non accetteremo che con denaro pubblico si facciano favori ai privati. Mps deve diventare il terzo polo bancario, la banca delle Pmi, dei territori. Ci aspettiamo le dimissioni di Padoan, è stato eletto con il Pd a Siena, si è dimesso per andare a fare il presidente di Unicredit, la banca che ora vorrebbe comprare Mps, solo in casa del Pd si vedono vergogne del genere» ha detto il leader della Lega Matteo Salvini, parlando della trattativa su Mps.

 

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