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L'Europa non dà i fondi, ora Alitalia può fallire. E Ita non decolla

Filippo Caleri
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Non solo non c'è il decollo di Ita ma se continua così anche la vecchia Alitalia rischia di schiantarsi al suolo. La società, infatti, continua a vivere una situazione «di rossa difficoltà finanziaria» e serve subito la nuova tranche dei ristori europei per proseguire le attività. Ma in parallelo urge un'accelerata decisa per il decollo di Ita, che non può permettersi di perdere la stagione estiva. Davanti alle Commissioni riunite di Trasporti e Attività produttive della Camera i tre commissari straordinari lanciano l'allarme rivolto in primis al governo. Dal canto suo l'esecutivo continua a trattare a livello tecnico con la Commissione Ue e lunedì scorso a Palazzo Chigi si è tenuta una riunione interlocutoria di aggiornamento con il premier Draghi e i ministri. «Viviamo giorni molto complessi» ha spiegato in audizione il commissario Giuseppe Leogrande per il mancato arrivo di 350 milioni di indennizzi Covid ammettendo: «Siamo in una situazione di grossa difficoltà finanziaria».

 

 

Il comparto aereo ha sofferto in modo terribile la pandemia e Leogrande ha sottolineato come in alcuni mesi la perdita dei ricavi sia arrivata anche al 90%. A fronte delle voragini per le entrate, non sono arrivati ristori congrui e il «lento avvio di Ita ha portato a questa fase di incertezza e di rinvio degli stipendi per i dipendenti». La soluzione? «È essenziale risolvere ad horas i rapporti con Ita», spiega l'altro commissario Daniele Santosuosso, che promette di «salvaguardare con tutti i mezzi possibili i nostri dipendenti». Di mezzo c'è però l'accordo con Bruxelles per la discontinuità con l'attuale vettore. La Commissione continua a chiedere risposte sugli slot di Linate, perché l'Italia vorrebbe cederne meno di quanti richiesti dall'Ue.

 

 

Il nodo è sempre lo stesso: secondo l'Italia l'Europa sta adottando condizioni vessatorie e troppo rigide, dopo aver concesso maxi ricapitalizzazioni per salvare Lufthansa prima e Air France poi. Una delle condizioni sarebbe quella di mettere all'asta anche il marchio, ma Leogrande non ci sta: «Vale 150 milioni ed è essenziale, speriamo possa rimanere per l'aviation». Una delle possibilità per far partire Ita è affittare subito i rami di azienda, ma comunque i commissari dovranno vidimare il nuovo piano di sviluppo della compagnia e, nel caso non dovesse rispondere a condizioni di sostenibilità, potrebbero «declinare l'offerta». I sindacati attendono rassicurazioni per gli stipendi di aprile (a marzo sono arrivati in due tranche) e oggi alle 15.30 vedranno i gestori dell'amministrazione straordinaria. Intanto è già annunciata in mattinata una nuova manifestazione a piazza dei Santi Apostoli a Roma.

 

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