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Alla Consob infornata di super dirigenti. Savona ne nomina altri 12

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Filippo Caleri
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Arriva l’infornata di super dirigenti alla Consob, la Commissione di controllo sulla Borsa e i mercati finanziari. Nei giorni scorsi il presidente Paolo Savona ha firmato gli atti amministrativi che promuovono dodici risorse lavorative nella carica direttiva massima prevista dell’organico dell’ente. Grande la soddisfazione per tutti quelli che hanno ottenuto lo scatto che, oltre ad assegnare responsabilità, porta in tasca a ognuno di loro ben 150 mila euro all’anno di retribuzione lorda. 
Un bel colpo che non ha mancato però di creare malumori in quelli che sono rimasti al palo. Innanzitutto perché gli spazi per conquistare i galloni sono sempre più stretti. Già, ora i «colonnelli» per usare un paragone della gerarchia militare, sono 75 su un totale di 586 persone impiegate. Un drappello di capi ai quali si aggiungono ben 13 vicedirigenti. Non è la sola ragione però che ha messo in agitazione una buona parte della pianta organica. Già, perché secondo i rumors che arrivano dall’istituto di via Giovan Battista Martini i criteri usati per promuovere alla dirigenza non avrebbero considerato pienamente i curricula di tutti quelli rimasti esclusi. 
Tanti sarebbero i giovani, assunti in tempi relativamente recenti e ai quali sono stati assegnati i gradi, che però hanno superato con nonchalanche chi può vantare più esperienza e incarichi in materie delicate come quelle finanziarie e di Borsa. Uno dei prescelti è stato inserito nei ruoli della dirigenza solo nel 2016 e con la promozione, comunicata il 10 novembre scorso, ha saltato una lista di 40 persone con i requisiti per ottenere la promozione. 
Inevitabili le lamentele, i ricorsi (per ora solo verbali) alle commissioni interne che hanno effettuato le scelte contestate. Per ora le carte da bollo sono ferme, ma c’è chi scommette che, anche se i tempi del Covid rallentano le decisioni di intraprendere le azioni legali, non mancheranno strascichi giudiziari.
In ogni caso la Consob a guida Savona resta una delle gestioni più prodighe dal punto di vista degli avanzamenti di carriera. A parte la parentesi della presidenza di Mario Nava che ha guidato la Commissione per qualche mese (dal 9 aprile 2018 al 13 settembre dello stesso anno) il predecessore Giuseppe Vegas in sette anni (dal 15 dicembre 2010 al 14 dicembre 2017) non ne ha fatto nessuno. Mentre dal dicembre 2019 a oggi ne sono stati nominati quattro più gli ultimi dodici. Tutti sotto la presidenza dell’ex ministro degli Affari europei.
 

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