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Inutile il tetto al contante: il limite alle spese non blocca l'evasione fiscale

Filippo Caleri
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Niente da fare. Portare la soglia per le spese in contante dagli attuali 3mila euro ai 2mila (come accadrà dal primo luglio) non farà emergere l’economia sommersa. Al massimo potrà arricchire solo le banche che, sulle commissioni applicate ai pagamenti digitali, stanno ricostruendo la loro ricchezza. Tetti e limitazioni non possono far cambiare le abitudini degli italiani e soprattutto possono solo scalfire i circuiti del nero. Che corrono su canali diversi rispetto a quelli legali.

A mettere in evidenza che non esiste una correlazione diretta tra limitazione del cash e diminuzione del sommerso è un report della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro intitolato «L’uso del contante in Italia tra necessità e abitudini». Un’analisi che smonta la vulgata secondo la quale il ricorso diffuso all’uso del contante è associato alla presenza di alti livelli di economia nascosta. Secondo questa idea, infatti, pagamenti in nero, sotto-fatturazioni, retribuzioni irregolari implicano transazioni in moneta svolte al di fuori del circuito tracciabile dei pagamenti.

Eppure, annota il rapporto, guardando ai periodi interessati dalle restrizioni nell’uso di cash, non si evidenziano variazioni particolari. Anzi soglie e paletti non hanno mai scoraggiato i furbi che occultano imponibile. Il valore assoluto dell’economia irregolare è, infatti, sempre cresciuto, passando da 202 miliardi di euro del 2011 a 210 del 2017 (+3,9%). L’assunto secondo il quale più si usano le carte e più lo Stato incassa è confutata dal fatto che l’aumento del nero si sia registrato sempre sia in corrispondenza dei periodi in cui il limite massimo di utilizzo del contante era di 1.000 euro, sia negli successivi in cui la soglia veniva portata a 3.000 euro. Il grande fratello fiscale insomma avrebbe le armi spuntate di fronte al genio (negativo ovviamente) italico nel nascondere i guadagni.

I consulenti del lavoro segnalano dunque che non si sconfigge l’evasione solo con il passaggio dal contante al mondo cosiddetto cashless. Il fenomeno dell’economia sommersa trova origine in una pluralità di fattori. Economici innanzitutto, ma anche culturali (senso civico e rispetto delle regole), dovuti alla complessità e farraginosità dei sistemi amministrativi e fiscali, efficacia dei controlli, presenza di criminalità. A tal proposito, anche se la circolazione del contante rimane una delle modalità scelte per porre in essere alcune fattispecie criminose (corruzione, estorsione, riciclaggio) i delinquenti usano strumenti finanziari avanzati e sofisticati non legati all’uso delle banconote.

L’indagine sottolinea anche come l’esperienza degli altri Paesi europei non sembra portare evidenze significative sull’efficacia delle limitazioni all’uso del contante ai fini del contenimento dell’economia irregolare. Peraltro, la Banca centrale europea, già nel 2019 ha richiamato l’attenzione del Governo su una serie di altri aspetti, tra i quali anche il valore di inclusione nell’economia che il contante permette a determinati gruppi sociali, come gli anziani meno avvezzi all’uso del denaro telematico.

Inoltre, non vi è dubbio che la contrazione dei redditi, dovuta al fermo per la crisi pandemica di questi mesi, crei ulteriori difficoltà nel sostenere eventuali costi derivanti dalle transazioni con moneta elettronica. «Il limite alla circolazione del contante aiuta certamente a contrastare l’illegalità, ma gli interventi che vanno in questa direzione, per essere realmente incisivi, devono essere strutturali», ha dichiarato Rosario De Luca, Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. «Si pensi innanzitutto all’infrastruttura tecnologica, le cui carenze, ad esempio relative alla rete Internet, non agevolano l’uso delle carte di credito. Poi, aspetto non secondario è quello dei costi per il loro utilizzo, che incidono pesantemente sui pagamenti. Anche in questo caso l’esempio è semplice: se si usano 100 euro in contanti per un pagamento e quella somma viene immessa nel mercato, dopo avere effettuato diversi passaggi tra vari consumatori torna al primo utilizzatore con il medesimo valore. Se la stessa operazione viene eseguita con moneta elettronica, quei 100 euro saranno ridotti dagli oneri bancari e perderanno quindi il loro valore iniziale. Infine, - ha aggiunto De Luca - è necessario armonizzare in tutti i Paesi dell’Unione il limite minimo in modo da evitare differenze che creino distorsioni nei mercati interni».

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