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Il grande bluff del Recovery fund

Dentro al fondo non c'è niente. Se si aggancia al bilancio Ue parte solo nel 2021 e i soldi servono subito

Filippo Caleri
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Se ne sono accorti un po’ tutti ormai: il Recovery fund, l’arma per favorire la ripartenza delle economie europee piegate dal Covid, resterà scarica a lungo. Almeno fino all’inizio del 2021, se non oltre, considerato i meccanismi contorti della burocrazia europea. A segnalare la pochezza del risultato, millantato dal premier Giuseppe Conte come straordinario risultato dopo il Consiglio Europeo di giovedì scorso è un report della Bank of America. Ma lo stesso risultato si evince leggendo le Note sugli atti europei del Senato n° 44/5. Per gli analisti statunitensi il fondo «rimane un foglio bianco perché i negoziati devono proseguire per collegarlo al bilancio Ue. I primi risultati dovrebbero essere presentati entro il 6 maggio. Ma qualunque sarà la risposta questa potrebbe essere sufficiente solo a tenere a bada i mercati» spiega la banca. Finora non c’è ancora «nessun dettaglio sulle linee di credito Mes. Mentre sembra prevalere il disaccordo». Non solo. Se agganciato al bilancio Ue il fondo non avrà effetti concreti prima del 2021, e serviranno «mesi di lunghi negoziati prima di ottenere chiarezza sulla sua dimensione o struttura». Insomma la ripresa del prossino anno non avrà carburante sufficiente anche perché non c’è nessun consenso sul tema delle erogazioni: se saranno sovvenzioni a fondo perduto (gratis) o prestiti a pagamento. Le stesse implicazioni si ottengono dal riassunto dei tecnici del Senato. Il 23 aprile - ricordano - il Consiglio Ue ha dato mandato alla Commissione Ue per la presentazione urgente della proposta per l'istituzione di un Recovery fund. Sul fondo però non si è registrato consenso sulle modalità di finanziamento dello strumento. Tutto è rinviato alla proposta della Commissione per «chiarire il nesso con il Qfp (Quadro finanziario pluriennale). Che però sarà operativo solo dal 2021 ed è ancora in fase di negoziazione. La nota segnala che le posizioni sono due. Da un lato, gli Stati membri avversi ad ogni forma di mutualizzazione del debito (tra cui Germania, Paesi Bassi e i Paesi scandinavi), favorevoli invece - assieme alla Commissione - a una raccolta congiunta di capitali sui mercati internazionali nel quadro del bilancio dell’Unione 2021-2027. Dunque con tempi slegati dalla fase critica della pandemia. Dall’altro, la posizione di coloro che richiedono l’emissione di debito prediligendo la forma di uno strumento intergovernativo, così da effettuare la raccolta in modo innovativo e diluire nel tempo i costi della ripresa economica. Le perplessità riguardano anche la forma che assumeranno gli aiuti (prestiti, sovvenzioni o una formula intermedia), le modalità di utilizzo, la durata temporale nonché il livello dei finanziamenti. La proposta potrebbe essere presentata ad inizio maggio congiuntamente alla modifica del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027. E anche qui, posto che passi l’opzione di legare il Recovery fund al bilancio pluriennale, l’Unione non sembra affatto unita. Alcune delegazioni sarebbero inclini a rinegoziare il bilancio per l’intero settennato sulla base delle proposte pendenti; altre invece prediligerebbero l’introduzione di misure di transizione mediante l’estensione di un anno del Qfp corrente. Il bilancio per il 2021 (cosiddetto "anno corona") potrebbe quindi essere approvato in maniera distinta rispetto a quello del restante periodo di programmazione. Questo consentirebbe negoziati più agevoli. Non solo. Per aumentare la potenza del fondo si valuta l’ipotesi di innalzare il tetto delle risorse proprie e degli stanziamenti di impegno dell’Unione al 2% del reddito nazionale lordo (Rnl) degli Stati membri per un periodo massimo di quattro anni. In conclusione non c’è chiarezza su nulla. I soldi non ci sono e non saranno disponibili almeno fino a fine anno. In più c’è il rischio che l’Italia sia alla fine costretta a mettere più soldi e a chiederli sotto forma di prestiti. Un grande caos. Il grande successo di Conte è tutto qui.

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