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Nel governo lite sui mini-Bot. Salvini e Di Maio, guerra a Tria

L'esecutivo adesso si spacca sulle obbligazioni di piccolo taglio senza interessi. Il ministro dell'Economia li boccia e i vicepremier si infuriano: "Il Mef trovi una soluzione"

Silvia Sfregola
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Il sottosegretario alla presidenza del consiglio Giancarlo Giorgetti si presenta al secondo giorno del convegno dei giovani imprenditori a Rapallo nel pieno della guerra sui mini-bot. E, anche se evita di surriscaldare ulteriormente la polemica, non arretra sulla proposta dell'ala leghista del governo, provando piuttosto a rassicurare. Atteso al varco dalla platea, spiega: «I mini-bot non sono l'anticamera dell'uscita dalla Ue o dall'euro. Sono piuttosto il tentativo di trovare una risposta al problema dei rimborsi della pubblica amministrazione, un problema tra l'altro che non abbiamo creato noi ma su cui chiediamo di discutere». Poi risponde alla battuta del presidente dei giovani imprenditori, Alessio Rossi, secondo cui cercare di risolvere il problema del debito pubblico con i mini-bot è come provarci con i soldi del monopoli. Giorgetti sta allo scherzo, e risponde: «Per giocare a monopoli bisogna essere in due e come nel monopoli anche la proposta sui mini-bot va condivisa, è un problema di fiducia». Poi cambia tono e rilancia: «La nostra non è una proposta imprudente, ma un'idea che va discussa e che fa parte del programma. Il problema nasce se qualcuno, e non penso a Draghi, vuole enfatizzare per far salire lo spread». Il forcing dell'ala leghista del governo lasci freddi Palazzo Chigi e via XX settembre. Il premier Giuseppe Conte non manca di sottolineare le difficoltà anche tecniche di varare una misura giudicata impraticabile da Ue e Bce mentre il ministro Giovanni Tria, dal Giappone, conferma la contrarietà del Tesoro. Le rassicurazioni di Giorgetti non sembrano far breccia tra gli industriali. Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia taglia corto: «Aumentare il debito mi sembra una scelta inopportuna». Se la cava invece con una battuta l'amministratore delegato di Cdp Fabrizio Palermo: a chi gli chiede se si farebbe pagare lo stipendio con i mini-bot, si limita a dire: «Sono già pagato dallo Stato». Il vicepremier M5S, Luigi Di Maio, rilancia prendendosela con il dicastero guidato da Giovanni Tria: «Se lo strumento per pagare le imprese non è il minibot, il Mef ne trovi un altro - attacca su Facebook -. Ma lo trovi, perché il punto sono le soluzioni, non le polemiche, né le presunte ragioni dei singoli». Sulla stessa linea il leader della Lega Matteo Salvini: «Sullo strumento si può discutere, è una proposta - precisa -, ma sul fatto che sia urgente pagare le decine di miliardi di euro di arretrati e di debiti che la pubblica amministrazione ha nei confronti di imprese e famiglie (debiti risalenti a governi e anni precedenti) deve essere chiaro a tutti, in primis al ministro dell'Economia».

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