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L'Ocse non fa sconti all'Italia: "Bocciata quota 100. Va abrogata"

L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo critica anche il reddito di cittadinanza

Carlo Antini
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"Abrogare le modifiche alle regole sul pensionamento anticipato introdotte nel 2019 e mantenere il nesso tra l'età pensionabile e la speranza di vita". E' quanto raccomanda l'Ocse nel suo rapporto economico sull'Italia. L'abbassamento dell'età pensionabile a 62 anni con almeno 38 anni di contributi, spiega il rapporto "rallenterà la crescita nel medio termine, riducendo l'occupazione tra le persone anziane e, se non applicata in modo equo sotto il profilo attuariale, accrescerà la diseguaglianza intergenerazionale e farà aumentare il debito pubblico". Il bilancio 2019 persegue giustamente l'obiettivo di assistere i cittadini poveri, ma gli effetti positivi sulla crescita dovrebbero essere scarsi, in particolare a medio termine. Il nuovo reddito minimo garantito (Reddito di Cittadinanza), che sostituisce il Reddito d'Inclusione (REI), stanzia fondi supplementari significativi per i programmi di contrasto alla povertà, ma la sua efficacia dipenderà in misura cruciale da sostanziali miglioramenti dei programmi di formazione e ricerca di lavoro. E' quanto si legge nel rapporto economico Ocse per l'Italia. "Continuare a migliorare l'adesione spontanea all'obbligazione tributaria ed evitare i condoni fiscali ripetuti". E' quanto raccomanda l'Ocse nel suo rapporto". L'Ocse raccomanda anche di "abbassare la soglia massima per i pagamenti in contanti, abolire le spese fiscali non adeguatamente mirate o che presentano obiettivi obsoleti, continuare a migliorare il coordinamento tra gli enti dell'amministrazione fiscale". "La ripresa ha rallentato. Secondo le previsioni, il PIL dovrebbe registrare una contrazione dello 0,2% nel 2019 e un aumento dello 0,5% nel 2020. La politica di bilancio espansiva e una debole crescita faranno lievitare il disavanzo delle finanze pubbliche che passerà dal 2,1% del PIL nel 2018 al 2,5% nel 2019". Il PIL reale pro capite italiano è praticamente al livello del 2000 e nettamente inferiore al picco precedente la crisi. Sebbene il tasso di occupazione sia aumentato, è ancora uno dei più bassi tra quelli dei Paesi dell'OCSE, in particolare per le donne. La qualità del lavoro è bassa e la discrepanza tra gli impieghi e le qualifiche dei lavoratori è elevata se raffrontata su scala internazionale. Negli ultimi 25 anni la crescita della produttività è stata debole o negativa.

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