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Sconto per il riscatto della laurea anche a chi ha più di 50 anni

Nella conversione norme ad hoc per il regime normale

Filippo Caleri
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Era una delle misure più attese da parte dei lavoratori con una vita contributiva spezzettata. E il riscatto della laurea con costi agevolati per chi ha iniziato a lavorare dal1996 è entrato nel decretone del governo che ha finalmente ricevuto il via libera dalla Ragioneria generale dello Stato. A restare a bocca asciutta sono stati quelli con diploma di laurea più anziani, per i quali lo sconto del 50% dei contributi non vale. Sono quelli che hanno più di 50 anni e che con gli anni di studio calcolati nella vita lavorativa si avvicinerebbero molto alla soglia per l'uscita. Per questi però non è detta l'ultima parola. Il sottosegretario al Welfare, Claudio Durigon, ha spiegato al Tempo che il governo confida di inserire in sede di conversione un emendamento per facilitare il riscatto della laurea anche a questa platea. «Stiamo studiando un meccanismo per rendere meno costoso il riscatto del diploma di laurea effettuato con le normali regole. L'ipotesi è di sostituire l'attuale deducibilità dell'importo dal reddito imponibile con una detrazione più elevata» ha aggiunto Durigon. Un'aliquota fissa dunque e non legata a quella che si paga sul reddito con il meccanismo della deducibilità (che fa risparmiare molto i più ricchi) e che potrebbe salire anche al 50%. In parole povere le cifre stratosferiche che molti lavoratori attivi si sentono chiedere dall'Inps per riscattare (per chi guadagna molto si arriva anche a cifre vicine a 100 mila euro) verrebbero di fatto dimezzate. Sarebbe sempre un sacrificio economico importante ma consentirebbe a molti di aggiungere un numero di contributi non indifferente con in incasso comunque cospicuo. Intanto arrivano le prime cifre definitive del dl che ha passato il vaglio della Ragioneria. Nella relazione tecnica la dote per l'erogazione del reddito e della pensione di cittadinanza nel 2019 è di 5,62 miliardi e sale a 7,12 miliardi nel 2020 e a 7,35 miliardi nel 2021. Nel primo anno ai 5,6 miliardi del Fondo si aggiungono 274 milioni per il proseguimento del Rei che portano la spesa complessiva a 5,9 miliardi. Quanto al capitolo pensioni con Quota 100 andranno 290.000 persone in più a fine 2019, 327 mila a fine 2020 e 356 mila a fine 2021. Nel dettaglio, si tratta di 100 mila statali, 102 mila dipendenti privati e 88 mila autonomi. Nel 2020 saranno 112 mila pubblici, 113 mila privati e 102 mila autonomi. Nel 2021 andranno in pensione anticipata 116 mila statali, 128 mila dipendenti privati e 112 mila autonomi. Il costo totale del pacchetto pensioni e anticipo del Tfs/Tfr ai dipendenti pubblici ammonta a 4,5 miliardi (4,498 mld) nel 2019 che diventano 9,5 (9,498 mld) nel 2020 e 9 (9,078) nel 2021. Nel dettaglio, quota 100 nel 2019 costa 3,79 miliardi, a cui si aggiungono 250 milioni di opzione donna e 98 milioni della proroga dell'Ape sociale. L'anticipo del Tfr/tfs agli statali vale 432,6 milioni. Nel primo anno si stima un numero di maggiori erogazioni di Tfr di 36mila soggetti.

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