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Dal 2019 in pensione a 67 anni: sale l'aspettativa di vita

Filippo Caleri
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In Italia si vive male, forse. Ma si vive a lungo. Troppo per le casse dello Stato che non sono in grado di sostenere per lungo tempo l'esborso per le pensioni. Così inutile sperare in un ripensamento del governo per rinviare lo scatto dell'uscita dal lavoro che secondo la legge Fornero passerà, nel 2019, dagli attuali 66 anni e 7 mesi a 67. Si tratta di cinque mesi in più legati all'aspettativa di vita che, secondo i dati ufficiali dell'Istat, si è allungata di 150 giorni rispetto al 2013. Non solo. A cambiare sarà anche la soglia per la pensione di anzianità, oggi definita impropriamente anticipata. Già perché per andare in pensione in anticipo rispetto all'età di vecchiaia sempre dal 2019 saranno necessari 43 anni e tre mesi di contributi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne. Al momento per l'uscita anticipata verso la pensione ci vogliono 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne. Si vive di più secondo l'Istat  A tarpare le ali a chi pensava di raggiungere i 66 e 7 mesi per uscire dal lavoro è il meccanismo della speranza di vita alla nascita calcolato dall'Istat sulla base delle nascite e dei decessi della popolazione italiana. Un indice in aumento nel nostro Paese. E che risulta come di consueto più elevata per le donne, 85 anni, anche se il vantaggio nei confronti degli uomini, 80,6 anni, si limita a 4,5 anni di vita in più. La speranza di vita spiega ancora l'Istat, aumenta in ogni classe di età. A 65 anni arriva a 20,7 anni per il totale dei residenti, allungandosi di cinque mesi rispetto a quella registrata nel 2013. Nelle condizioni date per il 2016, cioè, spiega l'Istat, questo significa che un uomo di 65 anni può oltrepassare la soglia degli 84 anni mentre una donna di pari età può arrivare a superare il traguardo delle 87 candeline. L'aumento della speranza di vita nel 2016 rispetto al 2015, prosegue l'Istat, si deve principalmente alla positiva congiuntura della mortalità alle età successive ai 60 anni. Il solo abbassamento dei rischi di morte tra gli 80 e gli 89 anni di vita spiega il 37% del guadagno di sopravvivenza maschile e il 44% di quello femminile. Rispetto a 40 anni, si legge ancora, fa la probabilità di morire nel primo anno di vita si è abbattuta di oltre sette volte, mentre quella di morire a 65 anni di età si è più che dimezzata. Un neonato del 1976 aveva una probabilità del 90% di essere ancora in vita all'età di 50 anni, se maschio, e a quella di 59 anni, se femmina. Quaranta anni più tardi, un neonato del 2016 può confidare di sopravvivere con un 90% di possibilità fino all'età di 64 anni, se maschio, e fino a quella di 70, se femmina. Decreto o rinvio Entro la fine dell'anno, il governo dovrà emanare un decreto ministeriale per fissare la nuova soglia, anche se molti sperano in un rinvio della decisione a giugno del 2018. Senza contare la volontà da parte di alcune forze politiche di rivedere tale meccanismo, soprattutto alla luce del pressing dei sindacati che compatti si scagliano contro l'aumento automatico dell'età pensionabile. Per il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, il dato dell'Istat "rende ancora più urgente intervenire per bloccare l'attuale meccanismo di innalzamento dell'età pensionabile legato all'aspettativa di vita e avviare un confronto per una radicale modifica del sistema". Secondo Carmelo Barbagallo, segretario generale Uil, "la questione, però, non è tecnica ma politica. Il meccanismo dell'incremento automatico dell'età pensionabile legato all'aspettativa di vita non è più compatibile con il sistema previdenziale introdotto dalla legge Fornero". E incalza: "Questo è il punto sul quale chiediamo che il governo esprima la sua posizione: quando risponderà, il premier Gentiloni, alla richiesta di incontro avanzata da Cgil, Cisl, Uil?". L'ipotesi dell'aumento solo per alcune categorie La questione resta molto complessa e ci sono in campo alcune ipotesi. Non si esclude che l'intera questione venga rinviata a dopo le elezioni politiche. Ma si fa anche l'ipotesi che l'aumento dell'età pensionabile possa essere limitato ad alcune categorie di lavoratori, oppure possa essere più contenuto rispetto ai 5 mesi calcolati dall'Istat. La legge Fornero del 2011 prevede l'obbligo di adeguare l'età della pensione all'andamento demografico, e che vanno usate come riferimento proprio le variazioni delle speranze di vita nell'ultimo triennio, così come registrate dall'Istat. Oggi l'istituto di statistica ha sancito che, rispetto alla fine del 2013, la speranza di vita a 65 anni è salita di 5 mesi e quindi potrebbe salire di 5 mesi anche l'età delle pensioni. C'è attesa intanto per il verdetto che la Consulta emanerà oggi sulla rivalutazione delle pensioni: i giudici dovranno esprimersi sui 12 ricorsi presentati contro il decreto legge del 2015 che prevedeva un rimborso parziale per il blocco dell'adeguamento degli assegni al costo della vita. Il "verdetto" pesa sui conti pubblici dai 16 ai 20 miliardi di euro.

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