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Assemblea Finmeccanica blindata Il Tesoro dà fiducia all'ad Orsi

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Nessuno spacchettamento di deleghe e poteri del capoazienda

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Daun anno alla guida del gruppo, Giuseppe Orsi incassa la fiducia dell'azionista Tesoro e conserva le deleghe su strategie, finanza e controllo di cui rumors annunciavano il passaggio al direttore generale e finanziario Alessandro Pansa. Un segnale che sarebbe stata una sfiducia per il presidente e a.d. coinvolto in un'indagine giudiziaria per presunte tangenti alla Lega in cambio di commesse. «Non c'è nessuno spacchettamento» di deleghe ha affermato Orsi ad un'assemblea dei soci «blindata» per il presidio esterno di forze dell'ordine, dopo l'attentato di stampo anarchico al manager della controllata Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi a Genova. Poi, ha escluso una «forzatura della politica» su Finmeccanica, che «ha gli anticorpi per andare avanti. Abbiamo un consiglio in cui è presente un rappresentante del Tesoro (30,2%), lì si discute sulle cose, lì si decide». Ma riverberi della bufera giudiziaria che da un paio d'anni travolge la holding sono arrivati da un documento integrativo richiesto dalla Consob e consegnato all'assemblea. In venti pagine, Finmeccanica spiega che ammontano a 3,549 milioni gli emolumenti di varie controllate per il consulente italo svizzero Guido Ralph Haschke, su cui indaga la Procura di Napoli. Finmeccanica esclude «potenziali rischi ed eventuali effetti economico patrimoniali e finanziari derivanti dalle indagini sugli appalti in India e dalle attività di Haschke». Il documento conferma che il consigliere Franco Bonferroni è indagato per illecito finanziamento ai partiti. Sul fronte industriale, Orsi ha confermato la strategia di dismettere alcune attività civili (non abbiamo risorse per renderle eccellenti né siamo presi per il collo anche se aiuteranno a coprire il debito di 3,443 miliardi nel 2011) che vedranno solo una modifica di proprietà che garantirà sviluppo; sarà rivisto l'accordo con Sukhoi perché l'upgrade del Superjet 100 non è una priorità. Ma il piano di ristrutturazione, ha avvertito Pansa, «serio e intenso» avrà successo solo con «disciplina e rigore». Il Tesoro ha invitato il management a porre in essere tutte le azioni per la ristrutturazione dei settori in crisi, il recupero della redditività e la riduzione dell'indebitamento. E anche a contenere i compensi (decisione già presa dai vertici con una riduzione del 30-35% anche se un azionista ha chiesto la riduzione a 300mila euro delle remunerazioni) affinché non si ripetano i maxi-emolumenti del 2011 di Guarguaglini (9,481 milioni) «non coerenti con la crisi in cui versa la società e il Paese». I soci hanno dato ok ai conti 2011 chiusi con una perdita netta di 2,306 miliardi che verrà portata a nuovo. Nel cda successivo si è dimesso per motivi personali il consigliere Marco Iansiti.

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