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Per ripartire diamo fiducia ai giovani

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Bisognapensare alla crescita. Il Paese ha bisogno di infrastrutture. Le aziende devono ricominciare ad investire. E nasce la polemica. Sono le imprese che non chiedono prestiti a medio o lungo termine, oppure sono le banche che si limitano esclusivamente a prestare soldi a breve per le aziende che a loro volta incassano con ritardo i loro crediti? L'essere regolati male riguarda soprattutto le Pmi che subiscono balzelli sia dallo Stato che paga a babbo morto che dalle grandi aziende che scaricano il problema della liquidità sui loro fornitori. Si crea così una spirale pericolosa. Con la crisi si è alla ricerca spasmodica di commesse, acquisite anche a prezzi poco remunerativi e con termini di pagamento "variabile indipendente". Le tensioni finanziarie mettono in grave crisi la piccola imprenditoria che, perdendo la sua credibilità, mette a repentaglio la propria sopravvivenza. Pare che si stiano aprendo degli spiragli. Grazie ad un accordo tra Abi e la Cassa Depositi e Prestiti sono stati messi a disposizione dieci miliardi per il finanziamento alle Pmi. Le banche del territorio, soprattutto le Popolari, cercano di assistere, per quanto possibile, i loro clienti affinché questi non vengano invischiati nella ragnatela della illiquidità. Ok. Ma non basta. Se non investono, i macchinari diventano obsoleti e, senza ricerca, le aziende vanno fuori mercato. Si aggiunga la paura di impegnarsi in nuove intraprese. Viene a mancare lo spirito imprenditoriale che si basa sul coraggio e su una piccola calcolata dose di incoscienza. Se questi spiriti liberi che hanno sguardo lungo che vince la miopia dei pavidi si imbavagliano da soli si arriva alla paralisi produttiva. Intraprendere significa combattere per rilanciare l'economia. È necessario che le forze politiche e i rappresentanti delle parti sociali affrontino con onestà intellettuale e determinazione non soltanto i problemi congiunturali ma soprattutto quelli strutturali. Questi rappresentano la semina per qualsiasi ripartenza. Il futuro dei giovani è oggi. Il contadino sparge le sementi per il raccolto di domani. Con fatica e speranza. La globalizzazione ha creato disastri, l'Europa è divisa e in mano a burocrazia tecnocratica. I giovani si devono iniettare fiducia. Chi ha la responsabilità semini per sostenere questa fiducia. Viatico per ridare al nostro paese l'orgoglio dimenticato ma necessario, perché l'Italia è una grande nazione.

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