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La scure di Moody's si abbatte sulla Grecia. Rating a "spazzatura"

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L'home page del sito italiano dell'agenzia di rating Moody's

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Ancora un altro declassamento per la Grecia. Moody's ha abbassato il rating di Atene a livello «spazzatura» portandolo da «Ca» a «C». È il gradino più basso nella scala di valutazione. L'agenzia spiega che il downgrade si spiega con le conseguenze della ristrutturazione del debito che impone «perdite per gli investitori di oltre il 70%, e ciò è in linea con i criteri di Moody's per un rating C». Nei giorni scorsi Atene ha subito due bocciature anche dalle altre agenzie di rating. Standard & Poor's ha fatto scendere il livello a «default selettivo» mentre Fitch l'ha ridotto a C da CCC prevedendo un «default nel breve termine». Nella nota di Moody's si legge che «la proposta per il settore privato, che rappresenta una precondizione per ulteriori aiuti dall'area euro, costituisce un «exchange distressed», e quindi pone la Grecia sull'orlo del fallimento. L'agenzia definisce un «exchange distressed» come uno scambio che si traduce in perdite per gli investitori rispetto alla promessa iniziale ma senza il quale il default è certo. Il coinvolgimento del settore privato è una precondizione per la Grecia per ottenere aiuti e quindi evitare un default sui pagamenti. L'entità delle perdite degli investitori sarà determinata dalla differenza fra il valore nominale e gli interessi del debito scambiato e il valore di mercato dei titoli ricevuti. L'offerta di scambio è soggetta a condizioni di finanziamento e a un tasso di partecipazione minima. Comunque, se lo scambio non procederà come previsto, gli investitori di troveranno a far fronte a perdite simili. I contratti «credit default swap» sul debito greco a cinque anni segnalano infatti il 99% di probabilità di un fallimento del Paese ellenico. «Solo il lancio dello swap dei bond» tra governo ed investitori privati «può dare fiducia al mercato» sul nodo Grecia, sottolineano gli operatori.L'accordo con i privati, messo a punto il mese scorso, prevede un «haircut» o taglio nominale del 53,5% sui titoli in portafoglio, che saranno scambiati con titoli a più lunga scadenza e che avranno una cedola del 3% fino al 2014, 3,75% fino al 2020 e 4,3% dopo il 2020. Lo swap dei titoli è volontario, ma l'Eurozona si aspetta una partecipazione vicina al 90%. E la Grecia può introdurre una legge che lo renderebbe obbligatorio, qualora la partecipazione fosse insufficiente. Intanto la Consob ha inviato una lettera ad Abi, Assosim, Assoreti e Federcasse affinchè forniscano un'accurata informazione alla clientela, in particolare ai piccoli risparmiatori, sull'offerta di ristrutturazione del debito greco. Operazioni di scambio per le quali non esiste obbligo di prospetto illustrativo, e quindi l'organo di vigilanza richiama l'attenzione degli operatori al rispetto delle regole di condotta previste dalla disciplina in materia di servizi di investimento. C'è chi fa i conti del costo di un eventuale fallimento della Grecia. Secondo l'Institut of International Finance (Iif), la lobby delle principali banche del mondo, in caso di default i danni all'economia mondiale sarebbero pari a oltre mille miliardi. Secondo l'Iif fra gli istituti più penalizzati vi sarebbe la stessa Bce, sia per l'esposizione diretta ai titoli di stato greci, che per le ulteriori misure di sostegno al sistema bancario del vecchio continente che dovrebbe adottare. Secondo l'Iif, inoltre, un default della Grecia rischierebbe di destabilizzare in particolare il Portogallo, l'Irlanda, l'Italia e la Spagna. La Kommunalkredit, una delle banche di Vienna più esposte sul debito sovrano di Atene ha calcolato che il costo per l'Austria sarebbe di circa un miliardo di euro. Il ministero delle Finanze ha spiegato che se la Grecia si mostrasse insolvente, l'Austria dovrebbe accollarsi le garanzie sui titoli in carico al Kommunalkredit, istituto specializzato nel finanziamento di infrastrutture, nazionalizzato nel 2008 in seguito alla crisi finanziaria globale. La Grecia inoltre sarebbe costretta a fare a meno di maggiori aiuti da parte del Fondo Monetario internazionale. Gli Stati Uniti e di altri stati membri, sono convinti che l'istituto non debba intromettersi eccessivamente nella crisi europea e pertanto il Fmi potrebbe limitare il suo piano di aiuti a una quota inferiori rispetto a quella versata per il precedente pacchetto. L'istituto di Washington starebbe considerando di versare tra i 18 e i 21 miliardi di euro dei quasi 130 miliardi promessi ad Atene. Solo quando verrà deciso l'ammontare del firewall europeo l'Fmi potrà aumentare le proprie risorse con un maggior contributo dai paesi emergenti. Il prossimo 20 marzo il Paese ellenico deve rimborsare oltre 14 miliardi di euro. La troika Ue-Bce-Fmi ha rafforzato i controlli sull'attuazione delle misure promesse da Atene. Previst o  anche l'avvio di un meccanismo di protezione per le banche greche e l'autorizzazione a emettere bond da parte del Fondo salva stati (Efsf), in modo da finanziare il contributo ai privati da parte dell'Eurozona e il rimborso degli interessi maturati sul titoli di stato.

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