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Eni alza il dividendo a 1,04 euro e scopre nuovo gas in Mozambico

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Utile 2011 a quota 6,89 miliardi (+9%). Pesa la crisi della Libia

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Iconti del colosso petrolifero, approvati martedì dal cda e a cui la Borsa ha risposto con un leggero calo del titolo (-0,40% a 17,3 euro), mostrano ancora gli effetti della crisi libica che ha caratterizzato l'attività dello scorso anno: nel quarto trimestre, che si è concluso con un utile netto adjusted in calo del 10% a 1,54 miliardi di euro (in linea con le attese degli analisti e appesantito anche dalla Robin Tax), l'Eni ha registrato una produzione di idrocarburi pari a 1,68 milioni di barili al giorno, in calo del 14% (-13% sull'anno): il dato risulterebbe però invariato al netto degli effetti di prezzo e della cosiddetta «forza maggiore» in Libia. La situazione nel Paese nordafricano, in ogni caso, si sta risolvendo: a oggi, il gruppo ha ripristinato l'80% della propria produzione e prevede di tornare a pieno regime nel secondo semestre del 2012. Negativi sono invece i dati sul gas e sulla raffinazione: le vendite di gas nel quarto trimestre hanno registrato una flessione dell'11,4% a 25,47 miliardi di metri cubi, «a causa della debolezza della domanda e della crescente pressione competitiva alimentata dall'eccesso di offerta». I volumi venduti nel mercato domestico sono diminuiti dell'11,8% in tutti i segmenti, con le flessioni più rilevanti nel termoelettrico. Su questo fronte c'è però da registrare che, come ha detto Scaroni in conference call, i negoziati con Gazprom si concluderanno presto, nella prima metà del 2012. Per quanto riguarda la divisione Refining & Marketing, nel quarto trimestre i margini si sono attestati su livelli «non remunerativi» e le vendite di prodotti petroliferi in Italia hanno registrato una flessione del 6%. Molto più rosea la situazione sul piano dell'esplorazione. Proprio ieri il gruppo petrolifero ha annunciato una nuova scoperta giant nell'offshore del Mozambico, che prosegue la linea dei «successi esplorativi» messi in evidenza da Scaroni. Quindi è vero che il 2011 «è stato segnato dalla crisi libica», ma la scoperta di gas di Mamba «cambia il profilo del gruppo assicurando anni di crescita futura e opportunità di investimento e reddito». Gli azionisti possono quindi stare tranquilli: nonostante le difficoltà congiunturali in Italia e in Europa l'Eni, ha promesso l'ad, «grazie al suo eccellente posizionamento strategico, continuerà a generare risultati al top dell'industria e a creare valore per gli azionisti nel lungo termine». La cessione di Snam, quando avverrà, non porterà però un dividendo straordinario, ma dopo di essa il gruppo «sarà più forte e non più debole». Gli altri obiettivi «che difenderemo e proteggeremo ad ogni costo», ha sottolineato l'ad dell'Eni, sono di «realizzare una cessione trasparente e amichevole per gli azionisti Eni».

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