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Per la crescita va valorizzata l'agricoltura

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Recessioneè un termine usato quando il PIL (Prodotto Interno Lordo) non solo non cresce ma va indietro. In altre parole il fatturato della azienda Italia diminuisce. Quando il giro di affari non progredisce per poter avere i conti a posto si devono ridurre le spese e cercare di produrre beni che consentano un maggior valore aggiunto e quindi un utile superiore. Lo Stato deve incoraggiare un tipo di economia che crea posti di lavoro. Una grande disoccupazione crea tensioni sociali e impedisce la ripresa. Se lo Stato ha risorse ovvero capacità di indebitamento può stimolare l'economia incoraggiando opere pubbliche strutturali che facilitino traffici e movimenti. Ma lo Stato non ha soldi e gli interessi sul debito se non riescono ad essere pagati con la crescita si ricorre alle tasse. Queste dovrebbero rappresentare quanto dovuto allo Stato per i servigi che offre ai propri sudditi. Ma c'è un limite. Troppe imposte svuotano tasche e fanno languire lo stomaco. È necessario incentivare settori produttivi abbandonati. L'Italia è un paese che ha sempre avuto l'eccellenza in agricoltura. I nostri prodotti sono buoni e sani. Costituiscono un veicolo di comunicazione per l'estero. L'agricoltura poi crea posti di lavoro. Ma se andiamo a spulciare nelle decisioni dei vari governi desolatamente si arriva alla conclusione che il settore primario per eccellenza non gode di grande considerazione. Eppure l'agricoltura dovrebbe costituire una scelta di natura politica, sociale, economica ed etica. È il settore che nutre il mondo, dove almeno 2 miliardi di persone rischiano di morire di fame. Oggi l'agricoltura pur operando con una filosofia familiare ha le modalità operative caratteristiche della industria. La terra ne è lo strumento operativo. Tutela e abbellisce il territorio. Produce energia eliminando scarti inquinanti. Ma non attira. Si preferisce la città, invasa da traffico e smog ancorché ricca di ristoranti dove si gustano i prodotti della terra. Va fatta una campagna di promozione istituzionale per far capire ai giovani, anche laureati che ora non servono le scarpe grosse. Avremo meno avvocati disoccupati e più contadini colti.

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