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Italia in ripresa. Ora rischia la Francia

Nicolas Sarkozy

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Non basta l'ipotesi di un governo tecnico guidato da Mario Monti per ridare gas al listino italiano e, in scia, anche a quelli europei. Lo dimostra la seduta altalenante di ieri a Piazza Affari dove l'indice principale, il Ftse Mib è partito in forte recupero (+3% a metà mattinata) per poi però dimezzare i guadagni scivolando sui minimi di giornata. In chiusura il listino ha quindi fatto segnare un +0,97% dando nuovi segnali di debolezza come le altre Borse europee (Londra ha ceduto lo 0,29% e Francoforte è salita dello 0,66%) dopo che sono iniziati a circolare rumor secondo cui le principali agenzie di rating avrebbero messo sotto osservazione il rating del debito francese. Ipotesi smentita poco dopo le 18 da Standard and Poor's che ha confermato la tripla A con outlook stabile per il debito sovrano di Parigi. Con un piccolo giallo. L'agenzia ha infatti precisato anche che «come risultato di un errore tecnico è stato diramato automaticamente un messaggio ad alcuni sottoscrittori del portale di S&P's dove si suggerisce che il rating francese è stato cambiato. L'incidente non è legato a nessuna attività di sorveglianza sul rating. Stiamo indagando la causa dell'errore», conclude la nota. In realtà Egan-Jones (la quarta agenzie più importante dopo le tre grandi S&P, Moody's e Fitch) è stata la prima ad avvertire che il rating sul credito dello stato transalpino sta peggiorando e che per questo è stato sottoposto a revisione per un possibile declassamento. Con il risultato che il Cac40 a Parigi ha chiuso poco sopra la parità (0,34%) ma lo spread tra i rendimenti dei bond decennali francesi e quelli tedeschi è salito sopra i 165 punti. A dominare la seduta delle Piazze europee sono state comunque le attese per le evoluzioni sul piano politico italiano. Si è allentata anche la pressione sui nostri titoli di Stato che si sono così allontanati dai picchi negativi toccati mercoledì, pur mantenendosi su soglie che il mercato considera fortemente critiche per la sostenibilità del debito. Il tasso del Btp a due anni nella seduta di ieri ha toccato un minimo del 6,25%, per poi chiudere al 6,6%. Il decennale ha invece chiuso poco sotto la soglia critica del 7%. In restringimento anche lo spread tra titoli italiani e tedeschi a dieci anni che ha terminato la giornata in area 520 punti base dai 554 della chiusura di mercoledì. «La Bce sta giocando un ruolo fondamentale nel tamponare il trend ribassista sui Btp, bisogna vedere quanto durerà», dicono nelle sale operative dove si resta in allerta. In mattinata, inoltre, il Tesoro ha emesso Bot a dodici mesi per un valore di 5 miliardi di euro. L'esito è stato contrastato: molto buona la domanda (il doppio dell'offerta) ma a fronte di rendimenti che sono balzati al 6,087%, quasi il doppio rispetto al 3,570% dell'ultima asta dell' 11 ottobre, e al massimo degli ultimi 14 anni. Nelle sale operative si spera in una risoluzione della crisi politica entro lunedì e il mercato sembra tifare per Mario Monti. Ma riecheggiano le parole di ieri mattina del commissario Ue, Olli Rehn, dopo la presentazione del rapporto previsionale di Bruxelles secondo il quale l'Italia non centrerà il pareggio di bilancio nel 2013: «Nel pacchetto di riforme ci sono varie misure positive come quelle relative al mercato del lavoro, alle liberalizzazioni, ma la "lettera" è silenziosa su molte altre questioni, non va abbastanza avanti sulla concorrenza e molto potrebbe essere fatto sulle pensioni».

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