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Giornata da incubo Piazza Affari crolla

Un operatore di borsa

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Ai mercati non bastano le imminenti dimissioni di Berlusconi. Vogliono di più. Il tonfo di ieri a Piazza Affari che ha condizionato pesantemente tutti i listini europei è la conferma che il problema non è solo la permanenza del premier. Il nodo vero è l'assenza di un quadro di certezze sul dopo-Berlusconi e il dubbio sulla reale capacità dell'Italia di varare le misure che l'Europa chiede. La legge di Stabilità non ancora approvata è di fatto già metabolizzata e Bruxelles ha detto chiaramente che occorre una manovra aggiuntiva. Questo mix di elementi ha fatto da detonatore di una seduta rovente sulla quale ha pesato anche l'apertura in negativo di Wall Street. È stata una giornata da incubo a Piazza Affari che è arrivata a perdere fino al 5%. Solo nel finale c'è stato un piccolo recupero sull'onda dell'appello del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e il Ftse mib ha chiuso a -3,78% a quota 15.071 punti, mentre l'Ftse Italia All-Share ha ceduto il 3,63% a 15.876 punti. Lo spread Btp-Bund (il differenziale di rendimento tra i due titoli) si è assestato attorno a 550 punti base ma dopo aver toccato il picco di 570 punti. I rendimenti sulle maggiori scadenze (5 e 10 anni) sono saliti oltre quella soglia critica del 7% che viene ritenuta un limite oltre il quale a un Paese è di fatto precluso il rifinanziamento sui mercato, perché insostenibile. Che il problema sia la fiducia nei confronti dell'Italia è ormai evidente: nonostante gli acquisti della Bce, il debito pubblico è considerato troppo a rischio e quindi il mercato ha chiesto rendimenti sempre più alti, che alimentano a loro volta l'indebitamento del Paese. Una spirale negativa che ha fatto gridare alla numero uno di Confindustria Emma Marcegaglia che «bisogna agire ad ore, bisogna assolutamente ripristinare la credibilità del Paese». Dall'altra parte della Manica, invece, il premier britannico David Cameron, dall'alto di uno spread tra titoli inglesi e tedeschi di soli 44 punti, non ha usato mezzi termini affermando che «i tassi d'interesse sui titoli di Stato stanno tragicamente arrivando a toccare in Italia livelli totalmente insostenibili». Tra i 30 principali titoli del listino milanese nessun segno positivo. Mediaset maglia nera (-12%). Salato il conto pagato dalle banche con Unicredit che ha guidato le perdite (-6,81%) seguita da Intesa Sanpaolo (4,25%). Risultato Piazza Affari ha bruciato 12,9 miliardi, scendendo a 341,9 miliardi di capitalizzazione. Ribassi nella galassia del Lingotto: Fiat perde il 5,07% e Fiat Industrial il 5,27%. Tra gli energetici, Enel cede il 5,35% ed Eni l'1,88%. E per oggi si prevede un'altra giornata nera. Il ministero dell'Economia ha confermato che si terrà regolarmente l'asta dei Bot. Devono essere collocati titoli di Stato a 12 mesi per 5 miliardi. Ribassi anche nelle Borse europee: Parigi segna un -2,17%, Francoforte cede il 2,21% mentre Londra arretra dell'1,92%. L'allerta Italia continua a restare alta a Bruxelles e il commissario agli Affari Economici Olli Rehn si dice molto preoccupato per il livello raggiunto dallo spread Btp-Bund. Ma la tensione è alta soprattutto in vista delle previsioni economiche che sranno rese note oggi. Rehn ha già avvertito saranno cariche di brutte notizie. In particolar modo per l'Italia, e già si teme un effetto valanga sui mercati. Che per l'Italia i parametri economici saranno rivisti al ribasso, lo ha indicato il questionario Ue inviato al Tesoro venerdì scorso. Le 39 domande al governo, circa la strada per risanare i conti e ridare credibilità al Paese, partono da un assunto che non lascia spazio all'interpretazione: «Riteniamo che nell'attuale contesto economico la strategia fiscale programmata non garantisca il raggiungimento di un pareggio di bilancio entro il 2013». Ovvero, l'obiettivo principale finora sbandierato dal governo non sarà rispettato, a causa del deterioramento del quadro macroeconomico. Per l'Italia, secondo Bruxelles, è una sola la strada per la salvezza, e non importa quale governo la intraprenderà, purchè si prenda subito: dare seguito agli impegni, rispondendo puntuale alle 39 domande, che chiedono tra l'altro quali nuove misure l'Italia intenda adottare per raggiungere il famoso pareggio nel 2013. Ma non solo tagli, perchè Bruxelles anche ieri ha ribadito l'importanza di stimolare la crescita. E il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker ribadisce che anche su un nuovo governo, «peseranno tutti gli impegni firmati da Berlusconi». L'Europa segue l'Italia mossa dopo mossa, anche attraverso la missione Ue-Bce che ieri ha cominciato a interrogare i ministeri romani. Il pressing è altissimo anche perchè, si ragiona in ambienti di Bruxelles, non c'è la possibilità di un intervento europeo d'emergenza.

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