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Il referendum della Grecia fa infuriare la Ue

Il Primo Ministro greco George Papandreou

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Per trovare una via d'uscita a una situazione internazionale ormai bloccata attorno alla crisi del debito dell'Eurozona serviva un evento imponderabile, uno choc. Qualcosa che accelerasse in una direzione, o in quella esattamente opposta, una soluzione. È successo ieri. In Grecia, punto di inizio e forse anche della fine dell'imbuto nel quale i politici europei si sono infilati a forza di imposizioni, vertici e mini vertici, contraddizioni e soluzioni non definitive. Nella tarda serata di lunedì, il premier socialista greco, Papandreou, ha detto basta. Ha tirato fuori la grinta e ha rotto quel clima di rassegnazione con il quale il suo governo stava accettando da mesi i diktat di Ue, Fmi e Bce. Il premier, avversato in patria dal suo popolo, reo di aver accettato un piano di austerity più simile a un cappio attorno al collo che un programma anti crisi, ha indetto un referendum popolare sulle condizioni del piano di aiuti che l'Ue ha stilato. Parola al popolo, insomma. Un popolo abbastanza provato dai sacrifici imposti dai tecnocrati di Bruxelles. E soprattutto dalla velocità di applicazione delle misure draconiane. In Grecia in meno di un anno dovranno, a questo dovrebbero, uscire dai ministeri 30 mila impiegati pubblici su 300 mila. Facendo le debite proporzioni è come se in Italia dovessero andare a casa 350 mila statali in un anno. Un massacro sociale. Non deve essere stato facile per il premier greco chinare sempre la testa verso gli ordini imposti dagli euroburocrati. Così ha rotto l'equilibrio o meglio lo stallo nel quale si è fermata la soluzione della crisi. Il premier greco non sembra stia facendo un bluff. Nonostante il diluvio di critiche piovutegli addosso, il premier ha detto pure che la data del voto sarà decisa alla fine delle trattative con i privati per definire l'accordo raggiunto nell'ultimo vertice europeo, e che potrebbe essere fissata intorno alla metà di gennaio. Sorpresa nella sorpresa, ieri da fonti del governo che hanno chiesto di restare anonime) si è saputo pure che Papandreou non aveva informato nemmeno il ministro delle Finanze Evangelos Venizelos dell'intenzione di annunciare il referendum. Il collega di governo era in ospedale con forti dolori all'addome. Anche per lui la gestione della crisi non deve essere stato un gioco. E in serata Papandreou, sempre più in difficoltà, ha cambiato i vertici di tutte le forze armate. Il premier ha convocato un consiglio di sicurezza e ha sostituito il capo di stato maggiore della Difesa, e i comandanti di Esercito, Marina e Aeronautica oltre a rimuovere decine di ufficiali delle diversi armi. La tempesta che si è scatenata nelle Borse europee e l'attacco speculativo sugli spread dei titoli italiani non era certo nei piani di Papandreou. La violenza con la quale gli speculatori hanno colpito il risparmio europeo è stata sconvolgente e amplificata anche dalla giornata festiva che ha ridotto gli scambi e consentito ampie oscillazioni con minori munizioni finanziarie. Una cosa però è certa. Lo strappo greco ha avuto l'effetto di far capire che il gioco dei veti e dei trucchetti tra gli Stati europei, il voler scaricare sui partner le mancanze e le miopie del sistema bancario negli ultimi anni. La paura che crolli tutto è l'unico antidoto per costringere tutti a cedere qualcosa e ad aumentare il livello di sacrificio da mettere in conto. Certo le cancellerie che hanno chiesto lumi ad Atene sulle finalità del referendum si sono sentiti rispondere che in realtà non si decide l'uscita o le permanenza nell'euro della Grecia, ma solo di assicurare il sostegno popolare ai sacrifici. Un sottile distinzione diplomatica che non cambia la sostanza: un no al piano equivarrebbe di fatto a un default. E di questi tempi la Grecia potrebbe anche imitare il crac argentino bloccando unilateralmente il pagamento dei debiti. Tutto ormai è possibile. La via di uscita è concertare tutti insieme. Non solo il duo Merkel-Sarkozy che non sembra aver imparato la lezione. Anche oggi a margine del vertice G20 di Cannes dicuteranno da soli con Draghi e la Lagarde. Poi arriverà Papandreou.

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