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Le imprese turistiche salutano Emma

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Circa 800 aziende lasciano l'associazione per Confimprese-Confapi

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Siallunga la lista degli imprenditori che hanno deciso di seguire l'esempio della Fiat. A dare l'addio a Federturismo, l'associazione di settore di viale dell'Astronomia, sono circa 800 aziende, il 75% di quelle aderenti, che per questo hanno fondato una nuova associazione, la FederBalneari, che aderirà al sistema Confimprese Italia-Confapi. L'annuncio arriva da Renato Papagni, presidente uscente dell'Assobalneari che aderiva a Federturismo. «Le aziende non hanno condiviso la mancanza di scelte coraggiose a sostegno delle problematiche del turismo balneare, con particolare riferimento alla Direttiva Bolkestein», spiega. Le 800 imprese trasfughe porteranno in dote, nella nuova organizzazione, spiegano, le strutture territoriali e regionali di Lazio, Campania, Molise, Abruzzo, Sardegna, Marche, Puglia, Emilia Romagna, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Toscana, Sicilia. Soddisfatto naturalmente il presidente di Confimprese-Italia, Guido D'Amico. «La scelta dei Balneari italiani è per noi di grande rilevanza». Oltre alle uscite si intensificano le critiche. «È un'organizzazione che ha un costo assolutamente sproporzionato a livello consolidato nazionale» accusa Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo L'Espresso e presidente onorario di Cir e Cofide e sottolinea che il prossimo presidente di Confindustria dovrà essere «un nome coerente con un profilo più snello dell'associazione». De Benedetti ricorda che già all'epoca della sua vicepresidenza sosteneva la necessità che Confindustria dovesse dotarsi di una struttura più snella. «Confindustria costa oggi più o meno 500 milioni di euro l'anno a livello nazionale e mi sembra assolutamente una cifra a cui non corrisponde un ritorno sufficiente e soprattutto presenta duplicazioni assolutamente inutili». Secondo l'imprenditore, l'associazione «dovrebbe essere maggiormente un centro studi di indirizzo di politiche dell'innovazione, della ricerca e universitarie» che mirano «al futuro del Paese attraverso infrastrutture ma con le persone». Lo scopo di Confindustria, dovrebbe essere allora quello della «analisi e promozione di persone» e «l'indicazione di quali dovrebbero essere le priorità di un Paese». Da Giorgio Jannone, presidente delle Cartiere Pigna e deputato del Pdl, che recentemente è uscito da Confindustria accusando il presidente Marcegaglia di averla trasformata in un'associazione politicizzata, arriva l'invito a non sottovalutare le critiche. «Credo che un'analisi delle motivazioni di tutte queste grandi imprese sia assolutamente necessaria e doverosa e non meriti invece superficiali minimizzazioni». Il presidente degli industriali marchigiani, Paolo Andreani, spera che il patron di Nero Giardini, Enrico Bracalente, dopo l'addio a Confindustria torni sui suoi passi e rassicura: nessuna emorragia di industriali dalla Confindustria Marche. «Mi auguro che Bracalente -spiega Andreani - riveda la sua posizione. Credo che si tratti di una questione interna alla territoriale di Fermo e non c'entra assolutamente nulla» l'uscita della Fiat da viale dell'Astronomia». Le polemiche che hanno portato alle uscite stanno accelerando anche il dibattito sulla successione alla Marcegaglia. La questione del candidato si intreccia con la richiesta di una riforma dell'associazione. Gli imprenditori del Nord Est puntano su Andrea Riello. Andrea Tomat, presidente di Confindustria Veneto, lo ha detto in modo esplicito sottolineando che «è una scelta che rappresenta un modello per l'Italia». La candidatura di Riello - spiega in una intervista - propone alle altre territoriali e all'economia italiana un modello: la piccola e media impresa internazionalizzata e innovatrice, che cresce e compete sui mercati globali. E che ha nel mercato e nell'etica del lavoro nell'indipendenza e nell'efficienza, i suoi valori». Ma il presidente di Assolombarda, Alberto Meomartini, sostiene che potrebbero uscire anche altre candidature rispetto ai nomi circolati in questi giorni. «È sempre possibile che qualcuno si candidi - spiega - poi ci saranno i saggi che sentiranno il polso delle persone». In corsa, al momento, oltre a Riello ci sono anche Bombassei (Brembo), Squinzi (Mapei) e il triestino Riccardo Illy. Le forze in campo si stanno delineando e i presidenti di territoriali e di categoria cominciano a uscire allo scoperto indicando in modo esplicito il candidato. Per Gianfelice Rocca, presidente di Techint e vicepresidente di Confindustria, che ha lanciato la candidatura di Bombassei, il successore della Marcegaglia «dovrà interpretare la capacità di esportazione del Paese, mettere al centro la competitività e l'innovazione». Il presidente di Federchimica, Cesare Puccioni, ha detto chiaro e tondo che tifa per Squinzi. Ma i tempi sono ancora lunghi. Bisognerà attendere la riunione di Giunta fissata per gennaio. Questa dovrà nominare la commissione dei tre saggi chiamati a sondare la base imprenditoriale sui candidati.

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