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Moody's declassa il debito italiano

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«Troppe incertezze politiche». Berlusconi: «Andiamo avanti. Ora la crescita»

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L'agenziadi rating americana aveva preannunciato un suo intervento sul voto del debito sovrano italiano, ma a sorpresa era stata preceduta dall'agenzia sorella. I mercati attendevano la mossa di Moody's che ha abbassato il rating dei titoli di stato italiani da Aa2 ad A2. L'outlook, cioè la previsione della tendenza, è negativo. Confermato il rating di breve termine Prime-1. Il downgrade del rating dell'Italia, ha detto Moody's, è dovuto «in parte ai rischi derivanti dalle incertezze economiche e politiche» e «in parte all'aumento dei rischi al ribasso per la crescita economica e all'indebolimento delle prospettive globali», nonché al «generale calo della fiducia nelle emissioni di debito dei paesi dell'eurozona». Il giudizio, che avrà in primo luogo effetti sul costo dell'indebitamento, offre una sola magra consolazione: un crac simile a quello che rischia la vicina Grecia è escluso. «Il rischio di default dell'Italia è remoto» ha spiegato l'agenzia. Ma «la vulnerabilità di questo Paese è aumentata per per la maggiore difficoltà nel reperire finanziamenti a tassi accettabili». Pronta la risposta del Governo italiano, questa volta meno critica rispetto a quella data quando il taglio arrivò da Standard&Poor's:«La scelta di Moody's era attesa. Il governo sta lavorando con il massimo impegno per centrare gli obiettivi di bilancio pubblico. Quegli stessi obiettivi che sono stati oggi (ieri ndr) accolti positivamente e approvati dalla Commissione Ue». Toni soft, insomma, al quale si è unito Berlusconi che ha aggiunto «non cambia nulla, andiamo avanti, stiamo lavorando sulle misure per la crescita. La determinazione è quella di proseguire nel raggiungimento degli obiettivi sul risanamento, ma anche quella di non farsi condizionare dalle valutazioni dell'agenzia statunitense». In campo anche l'opposizione. «Il declassamento è una mazzata. L'Italia è meglio di quel rating, ma se non c'è un cambiamento la sfiducia rischia di tirarci a fondo» ha chiosato il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. Più duro il patron della Tod's, Della Valle: «È una notizia che non migliora la nostra condizione e rende ancora più urgente una squadra di governo competente che domattina e non tra due mesi, si riconosca in tutti gli schieramenti politici». Oggi vedremo quanto la borsa abbia già scontato questo verdetto che arriva in un momento di estrema turbolenza sui mercati finanziari. Le tensioni in Francia sul caso Dexia sono serissime tanto che la rivelazione di Draghi nella sua veste di presidente del Financial Stability Board sul fatto che alcune banche fatichino a trovare soldi sul mercato è passata quasi in sordina. Eppure il segnale è chiarissimo e fotografa lo stato d'animo che si respira sul mercato interbancario europeo. Ovvero molta tensione e sfiducia, il peggior male tra gli operatori economici, nel prestarsi i soldi. Prova ne è l'aumento dei depositi degli istituti europei presso lo sportello ufficiale della Bce che lunedì hanno toccato il nuovo massimo dell'ultimo anno a 209,275 miliardi da 199,639 miliardi di venerdì. È un segnale che le banche hanno sempre difficoltà a prestarsi i soldi tra di loro, preferendo depositare i loro fondi presso la Bce piuttosto che prestarseli tra loro. «La crisi si è estesa anche alle banche» ha spiegato ieri Tremonti alla fine del vertice Ecofin. E la frattura è stata individuata a Bruxelles, sede della banca Dexia, colosso del credito franco-belga ieri travolto dalle vendite dopo un cda straordinario che ha fatto trapelare la possibilità di uno smantellamento dell'istituto. Il titolo è sceso fino a un minimo di 0,851 euro per azione, con un tonfo del 37%, per poi rimbalzare a 1,03 euro, riducendo le perdite a 20 punti percentuali. Dexia è la prima vittima privata della crisi greca . Nel suo bilancio sono presenti 3,8 miliardi di Bot emessi da Atene. I governi francesi e belga, comproprietari di Dexia, si sono impegnati a «fornire la loro garanzia ai finanziamenti».

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