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Marcegaglia: "La manovra non risolve i problemi"

Emma Marcegaglia

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«Questa manovra non è come l'avremmo voluta noi, non risolve i problemi dell'Italia: se non torniamo a crescere sarà insufficiente, e la manovra non ha nulla per la crescita». La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, lo ribadisce nel giorno del voto di fiducia alla Camera. La manovra, dice, «non ha nulla di strutturale se non poche cose. È tutta tasse. È chiaro che è depressiva». Servono «riforme profonde», o «il Paese rischia molto». Non c'è dubbio «che la manovra andava fatta, è necessario», dice la presidente di Confindustria: dell'intervento del Governo «i saldi vanno bene», sottolinea, ma non così «i contenuti». Oggi c'è «un rallentamento della crescita, con alcune situazioni gravi da affrontare, e la crisi dell'eurodebito che si sta allargando. L'Italia oggi è chiaramente investita dalla crisi dell'eurodebito, e siamo un paese troppo grande, per debito pubblico, e per entità della sua industria: diventa un problema per tutta l'Europa». Una stoccata anche all'Europa che «si arrabatta senza trovare una soluzione: sono rimasta molto male - dice Emma Marcegaglia - dal vertice Merkel-Sarkozy. Che due Paesi si sostituiscano alla Commissione non va bene, se poi non si decide nulla, o si pensa a cose come la Tobin Tax, si evidenzia una crisi, che o facciamo realmente una Unione politica ed economica o c'è il rischio che quanto fin qui fatto per l'Europa non regga». Per Emma Marcegaglia la manovra economica varata dall'Italia «non ha all'interno nulla di strutturale se non poche cose. Non ha elementi per noi importanti come privatizzazioni e liberalizzazioni». Ora, dice, «siamo ad un bivio, o usciamo da questa crisi di credibilità e di bassa crescita, e sono convinta che ce la possiamo fare. Ma se rimarremo fermi, con ognuno che litiga con gli altri e protegge se stesso, avremo una gravissima responsabilità verso le prossime generazioni». A partire «dalla politica». La presidente di Confindustria, parlando all'assemblea di Confindustria Perugia, giudica «un balletto imbarazzante» quello, passato tra varie ipotesi, della messa a punto del testo definitivo. Come per il passo indietro sulle Province, «veramente imbarazzante: non puoi dire che tagli 35 province e poi non farlo per salvare qualche presidente del tuo partito». Gli industriali chiedono al Governo di andare avanti con la riforma delle pensioni, di pensare a dismissioni del patrimonio pubblico, ad avere coraggio sul fronte di liberalizzazioni e privatizzazioni. E soprattutto, ribadisce Marcegaglia, partendo da una riforma fiscale, perchè «con una pressione fiscale di questo tipo le imprese non possono competere». Bisogna «ridurre le tasse su chi lavora e sulle aziende», anche, dicono gli industriali, se per farlo serve «una patrimoniale».

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