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Italia e Spagna esclusi dagli aiuti ad Atene

Christine Lagarde

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L'Italia e la Spagna potrebbero essere esonerate dal pagamento della prossima tranche di aiuti alla Grecia, previsto per settembre: secondo indiscrezioni pubblicate sulla stampa estera (tra cui il Wall Street Journal), a livello europeo si starebbe pensando di far intervenire in anticipo il fondo salva-Stati (Efsf) per sollevare i due Paesi dagli oneri che derivano dai nuovi prestiti bilaterali ad Atene. Le indiscrezioni riportate dalla stampa non trovano conferme ufficiali, ma fonti di Bruxelles fanno sapere che l'ipotesi sarebbe tuttavia percorribile: il fondo agirebbe da «meccanismo di compensazione», pagando una parte dei prossimi aiuti - in forma di prestiti - al posto di Spagna e Italia, mentre gli altri Paesi darebbero il loro regolare contributo. Nel nuovo piano messo a punto dal vertice dell'Eurozona il 21 luglio scorso, secondo quanto si apprende, sarebbe già previsto che il fondo Efsf, dotato di una capacità di 440 miliardi di euro, sostituisca gradualmente il meccanismo dei prestiti bilaterali messo in campo per correre in aiuti di Atene quando il fondo salva-Stati non era stato ancora costituito. Ma ci sarebbero ancora diversi problemi da superare prima che ciò possa avvenire già a settembre in occasione dell'erogazione della quinta tranche del prestito Ue-Fmi da 12 miliardi di euro (8,3 miliardi da parte dell'Unione e 3,3 da parte del Fondo). In primo luogo, secondo le indiscrezioni che circolano, l'Efsf avrebbe bisogno di più tempo, rispetto a quello a disposizione, per raccogliere sul mercato i fondi necessari. Inoltre, prima di essere in grado di iniziare a fare prestiti secondo le nuove regole stabilite nel vertice dell'eurozona del 21 luglio scorso le nuove regole del fondo salva-Stati dovrebbero essere approvate dai Parlamenti nazionali. Proprio a causa del pagamento degli aiuti alla Grecia il miglioramento del fabbisogno italiano è stato meno corposo. Il calo del fabbisogno senza la Grecia sarebbe stato di 7 miliardi e non di 5 miliardi come è stato. Intanto il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, richiama l'Europa che - spiega - «a causa della sua indecisione su Atene non ha fatto altro che «creare confusione sui mercati». Aiutare la Grecia non significa solo sbloccare nuovi fondi ma dare un segnale politico di unità. Ma dal canto suo l'Ue non assiste in silenzio ai rimproveri: Parigi ha convocato una sessione straordinaria del Parlamento a settembre per dare il via libera al cruciale potenziamento del fondo salva-Stati (Efsf) nell'ambito del secondo piano salva-Grecia. E Bruxelles è scesa in campo per sostenere la ripresa della crescita ellenica agevolando l'impiego di 900 milioni di euro di fondi Ue. La situazione resta però incerta. I mercati continuano a girare al ribasso in preda al nervosismo e i rendimenti dei titoli di Stato italiani sono saliti ancora indicando che l'Italia deve spendere sempre di più per finanziare il suo debito. Da Bruxelles si prova a rispondere con i fatti. La Commissione Ue ha varato una «misura d'emergenza per una situazione d'emergenza», che aiuterà Atene e gli altri cinque Paesi in difficoltà (Irlanda, Portogallo, Romania, Ungheria e Lettonia) ad utilizzare i fondi strutturali cui hanno diritto. I problemi di budget di Atene e degli altri rendono infatti difficile anche l'utilizzo dei fondi europei, perchè il governo non ha più le risorse per mettere la sua parte nei progetti cofinanziabili dall'Europa.

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