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L'unione Fiat-Chrysler fa più utili

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Nelsecondo trimestre, il primo che in parte consolida la casa di Detroit, raggiungono 1,237 miliardi di euro. Ma Piazza Affari, in una giornata difficile per tutto il comparto auto, ha accolto la trimestrale con una ondata di vendite e il titolo ha ceduto il 4,44% a 7,17 euro. L'ad Sergio Marchionne (nella foto con il presidente John Elkann), ha parlato di un trimestre «significativo», rimandato ai prossimi giorni l'annuncio della riorganizzazione del management e ha difeso le scelte operate in Italia. L'ad, in conference call, non si è sottratto a nuove valutazioni sulla situazione in Italia e, nello specifico, al contenzioso in corso con la Fiom. «Non abbiamo alcuna intenzione di riaprire i negoziati su Pomigliano. Quell'investimento continuerà in ogni caso e produrremo lì la Panda indipendentemente da come procederà la vertenza e quali saranno i chiarimenti richiesti dal tribunale». Il sistema Italia, ha rilanciato però Marchionne, «deve fare una scelta, se seguirci sulla strada che abbiamo intrapreso con la fusione con la Chrysler oppure mettersi di traverso. Noi non ci faremo imporre nulla, se il sistema non ci aiuterà ne trarremo le dovute conseguenze ed eserciteremo altrove le nostre opzioni». In sostanza, l'ad del Lingotto ha ribadito quindi l'ipotesi di dirottare altrove la produzione qualora le condizioni del contesto lo imponessero.

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