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Perrone: «Spazio ai giovani e ai mestieri tradizionali»

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«Sevogliamo uscire dalla crisi – spiega – dobbiamo tornare ad essere un Paese capace di parlare ai giovani e di valorizzare quei mestieri tradizionali che tanto hanno contribuito, in passato, alla crescita economica e sociale dell'Italia». Ha le idee chiare Dino Perrone che in queste ultime settimane è intervenuto a più riprese sui temi caldi dell'economia italiana illustrando la «ricetta» che l'artigianato italiano e le piccole e medie imprese intendono proporre per superare il momento di difficoltà del Paese. Idee chiare e concetti forti che passano attraverso quella che il massimo dirigente dell'Acai definisce «la necessaria riscoperta di quel giacimento nascosto costituito dalla cultura e dalla professionalità che ancora si respirano nei nostri laboratori e nelle nostre botteghe». Ma davvero, presidente Perrone, pensa che i giovani d'oggi siano ancora interessati a riscoprire i mestieri dei loro padri se non addirittura dei loro nonni? «Non lo penso solo io. A pensarlo, per meglio dire a dimostrarlo, sono proprio i giovani. Uno studio condotto dal Censis ci dice infatti che un giovane su tre sceglie un lavoro artigianale oppure operaio. Questa indagine, del resto, dimostra come, in ambito europeo, l'Italia presenti attualmente la più alta percentuale di giovani impegnati in lavori manuali». Oggi però i giovani imprenditori incontrano non poche difficoltà nell'avviare una attività, non solo nei settori più innovativi ma anche in quelli tradizionali. «Questo è certamente vero. La crisi colpisce a pioggia e qualsiasi riparo appare precario. Tuttavia vorrà pur dire qualcosa il fatto che oltre il 60% degli studenti degli istituti tecnici, alla fine del percorso scolastico, trova un lavoro. Sono dati statistici in controtendenza rispetto al panorama formativo del nostro Paese e che dovrebbero indurre a ripensare criticamente certi schematismi culturali che si stanno dimostrando inadeguati ad affrontare i cambiamenti del mercato del lavoro». In questo quadro, presidente Perrone, cosa può dare al Paese il comparto artigiano? «Anzitutto un esempio di coerenza ed un substrato di valori che può fungere da collante e tenere insieme l'anima fin troppo lacerata del Paese. E da tutto questo possono derivare anche positive ricadute economiche. Lo scorso anno i giovani artigiani sono cresciuti di oltre trentamila unità. Non bisogna abbandonarli, non bisogna scoraggiarli. Meno che mai bisogna ostacolarne la formazione e l'affermazione sui mercati internazionali. La cultura artigiana è la vera cultura del fare. È l'esaltazione del principio di solidarietà nel mondo del lavoro. Tutto questo deve essere compreso e, ripeto, incoraggiato».

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