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Obama applaude Marchionne

Sergio Marchionne

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Fiat sale come promesso e annunciato nel capitale della Chrysler. Il Lingotto guidato dall'ad Sergio Marchionne e il Tesoro americano raggiungono un accordo sul prezzo per esercitare l'opzione di acquisto del 6% ancora nelle mani di Washington da parte di Torino in Chrysler: 500 milioni di dollari che valgono lo scioglimento dei legami con gli Stati Uniti e l'arrivo al 52% del capitale. Il Tesoro «esce dalla compagine azionaria di Chrysler ma questo - afferma l'ad di Fiat e Chrysler Sergio Marchionne - non attenua il senso gratitudine che proviamo verso l'amministrazione Obama per aver creduto, due anni fa, nella partnership con Fiat». E Obama ricambia. «Chrysler ha restituito agli Stati Uniti fino all'ultimo centesimo. A breve sarà al 100% in mani private. Non potrei essere più orgoglioso di quello che avete fatto. L'industria dell'auto è tornata: tutte e tre» le case di Detroit «creano ora occupazione ai ritmi più veloci dal 1990» spiega il presidente Usa a Toledo, in Ohio, nell'impianto Chrysler, in maniche di camicia stringe le mani agli operai che lo ringraziano per aver salvato il loro posto di lavoro e la casa automobilistica. E a Sergio Marchionne «contento» di avere in mano una Chrysler «finalmente indipendente». L'accordo dà una valutazione complessiva di Chrysler di circa 8 miliardi di dollari, stima Marchionne precisando: «non vedo benefici da un'Ipo nel 2011», il ritorno in Borsa di Chrysler non avverrà prima del 2012. «È meglio attendere i risultati trimestrali dell'intero 2011 e un mercato migliore», aggiunge Marchionne. A chi gli chiedeva se un'ipo fosse necessaria anche se Chrysler riuscisse prima ad acquistare le quote del Veba e del Canada, Marchionne ha detto: «La risposta tecnica è no. Fiat ha le risorse per acquistare la quota del Veba, ma non sta trattando». E precisa, a difesa di Obama attaccato per non aver recuperato tutti gli investimenti effettuati in Chrysler: «Noi abbiamo ripagato tutti i prestiti che questa amministrazione ci ha concesso. Non è un'affermazione di parte, non ce la si può prendere con lui». Il riferimento è alle polemiche dei repubblicani che accusano Obama di aver perso oltre un miliardo di dollari nel salvataggio di Chrysler. Obama difende a spada tratta il salvataggio di Detroit, che ha evitato una «caduta libera dell'economia», che con la crisi «ha perso 8 milioni di posti di lavoro». La ripresa ora è lenta: «ci vuole del tempo per guarire e sulla strada della ripresa ci sono degli ostacoli», fra i quali il terremoto in Giappone e le agitazioni in Nord Africa. Obama non entra nel dettaglio dei dati della disoccupazione americana in maggio, che lasciano intravedere una possibile recessione, né nelléavvertimento di Moody's sul rating se non si agirà sul debito. Gli Stati Uniti devono «ricostruire la loro economia» e renderla più adatta alla nuova era».

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