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Ultimatum alla Fiom

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Senzail via libera della Fiom la Fiat rinuncia al progetto della Maserati. All'incontro con i sindacati (compresa la Cgil che torna a sedersi al tavolo della trattativa) sul piano di investimenti per la ex Bertone, l'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne è stato perentorio. «Se non ci sarà in tempi brevissimi una precisa e dichiarata approvazione del piano da parte del sindacato, Fiat rinuncerà al progetto e avvierà la ricerca di una nuova allocazione per l'investimento». E non è tutto. L'azienda ha poi comunicato che il programma Fabbrica Italia «potrà essere condizionato dagli sviluppi delle azioni giudiziarie promosse nei giorni scorsi dalla Fiom». Mano tesa a Fim, Uilm e Fismic che nel corso della riunione hanno detto di condividere il piano e la Fiat si è riservata di tenere in considerazione la loro richiesta «di dare la preferenza a un sito italiano». Il piano in discussione prevede l'applicazione alle Officine di Grugliasco, delle norme già approvate per Pomigliano e Mirafiori. La Fiom che contro queste norme ha presentato un ricorso al Tribunale di Torino, ieri ha ribadito il no secco. «È inaccettabile scaricare sui lavoratori la decisione di uscire dal Contratto nazionale e di fare o meno l'investimento annunciato» ha tuonato il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini dopo l'incontro con Marchionne. È evidente che senza il consenso del sindacato che vanta il maggior numero di iscritti nella fabbrica, la Fiat non può andare avanti. Di qui l'ultimatum di Marchionne. Intanto sono arrivati altri dati negativi sulle vendite di auto nella Ue. In Europa Fiat Group Automobiles chiude marzo con quasi 107 mila immatricolazioni, il 20% in meno rispetto al 2010 e con una quota del 6,7% rispetto al 7,9% di un anno fa. Il tutto a causa del venire meno degli ecoincentivi. La situazione della ex Bertone è seguita con attenzione dal ministro del Lavoro Sacconi. «Si potrebbe profilare una situazione molto preoccupante per il futuro dell'auto a Torino e in Italia» afferma Sacconi sottolineando che «il governo non resterebbe spettatore di fronte al prodursi di una situazione critica». E poi: «se dovesse prevalere la linea del sabotaggio, l'Italia potrebbe dover affrontare una pericolosa deindustrializzazione nel settore manifatturiero». Le parole del ministro hanno fatto scattare la reazione del Pd. Cesare Damiano ha chiesto che Sacconi riferisca in Parlamento «in base a quale informazione parla di una situazione molto preoccupante». Il responsabile economia del Pd Stefano Fassina sollecita il ministro affinchè promuova un incontro tra le parti.

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