Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Carne e latte a rischio rincari

default_image

  • a
  • a
  • a

LeonardoVentura L'inflazione fa aumentare i costi di produzione degli allevamenti nazionali dove per effetto del rincaro delle materie prime si spende il 19 per cento in più per riempire le mangiatoie degli animali. È la Coldiretti a lanciare l'allarme in occasione della diffusione dei dati Istat sull'inflazione dai quali si evidenzia che i prezzi dei mangimi fanno segnare rincari quasi nove volte superiori a quelli degli alimentari necessari per apparecchiare la tavola degli uomini che si fermano ad un +2,2 per cento. Il meccanismo è messo in moto dall'aumento dei prezzi delle materie prime come il mais che ha raggiunto quotazioni da record addirittura superiori a quelle del grano, come mai era avvenuto prima. Secondo la Coldiretti, a far schizzare le quotazioni del mais è l'aumento della domanda per la produzione di bioetanolo e il maggior consumo di carne nei paesi emergenti come la Cina; ma sul banco degli imputati l'organizzazione mette anche il fatto che le quotazioni dei prodotti agricoli è sempre più condizionato dai movimenti di capitale, che si spostano con facilità dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi come l'oro fino, alle materie prime come grano, mais e soia. Questo onere - sostiene la Coldiretti - si aggiunge alle difficoltà determinate negli allevamenti italiani dagli effetti insostenibili della direttiva nitrati, dai tagli all'assistenza tecnica degli allevamenti per la riduzione dei trasferimenti pubblici alle associazioni allevatori e dal furto di valore e immagine che subisce la produzione Made in Italy a causa delle distorsioni lungo la filiera e delle importazioni di prodotti dall'estero spacciati come nazionali. A rischio c'è l'intero sistema degli allevamenti italiani, a sostegno del quale la Coldiretti è impegnata nella «vertenza zootecnia», che segna anche le manifestazioni fieristiche Cibus e Rassegna suinicola in corso in questi giorni. Tra le richieste, la revisione delle zone vulnerabili per la direttiva nitrati e l'introduzione dell'obbligo di indicare in etichetta la provenienza a partire dal latte e formaggi fino a carne e salumi derivati dai suini. L'inganno del «falso» Made in Italy sugli scaffali - conclude la Coldiretti - riguarda due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere.

Dai blog