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Sì alle riforme per cambiare l'Italia

Il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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Il quadro per modernizzare l'Italia ora c'è. Ed è un piano di riforme per eliminare i «colli di bottiglia» che impediscono la crescita del paese. A presentarlo al Consiglio dei Ministri è stato ieri Giulio Tremonti. Che alle norme ha allegato anche una tabella con la stima degli effetti sulla crescita del Pil: lo 0,4% annuo, fra il 2011 e il 2014. E cioè un impatto pari a 6,4 miliardi all'anno. Impatto che via via scenderà nel corso degli anni successivi. Varie le aree di intervento indicate dal documento presentato insieme al Def con uno stop momentaneo al nucleare dopo l'incidente in Giappone. E alcune parti potranno essere tradotte - dice Tremonti - in proposte legislative. Tra le grandi riforme Tremonti batte ancora su quella fiscale («chiederemo la delega»), o sull'arrivo del credito di imposta per chi fa ricerca nelle Università. Ma anche sulle norme per semplificare il processo civile o sui nuovi distretti turistico-balneari. Per il lavoro sono previsti interventi per aumentare il tasso di partecipazione di donne e giovani. In programma anche misure finalizzate alla promozione del libero mercato e facilitare l'attività di impresa. Sono programmate le riforme del sistema fiscale e contributivo per realizzare una redistribuzione fra tassazione diretta e indiretta, una riduzione del carico tributario per imprese e lavoratori. Infine le infrastrutture con un piano del valore complessivo di 233 miliardi di euro, di cui 113 miliardi per opere di intervento prioritarie fino al 2013. Il documento economico e finanziari presentato insieme al piano delle riforme aggiorna il quadro di finanza pubblica: la crescita del Pil per il 2011 è stata ritoccata al ribasso all'1,1% rispetto alle precedenti stime (1,3%). Il prossimo anno l'economia dovrebbe crescere all'1,3% e nel 2013 all'1,5% e non al 2% come previsto nella vecchia Dfp che il Def ha sostituito. Confermate le stime sul deficit che si attesterà nel 2011 al 3,9% per poi tornare sotto il tetto del 3% (2,7%) nel 2012 e raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014. Quanto al debito pubblico salirà al 120% del Pil quest'anno per poi scendere al 119,4% il prossimo. Il tasso di disoccupazione si assesterà all'8,4% per poi calare progressivamente all'8,1% nel 2014.

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