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Bisogna tutelare i nostri tesori

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Questoè il risultato di varie componenti. Politica di dare tutto a tutti, invadenza dello Stato nel mercato. Aziende pubbliche produttrici di perdite e troppo grandi per fallire, si direbbe oggi. Andavano, si affermava, protetti i posti di lavoro. Ma senza una politica industriale emettendo a iosa titoli di Stato a tassi elevati. Dopo la caduta del Muro e la conversione sulla via di Damasco dei fautori dello statalismo, si levò una unica voce: privatizzare. Per dare spazio al mercato, luogo dove le contrattazioni formano i prezzi. In modo confuso si privatizzarono banche e industrie. Finalmente il panettone non era più prodotto dallo Stato. Vennero eliminate le partecipazioni statali e si decretò la morte dell'IRI che tanti meriti ebbe nell'epoca pre e post fascista. L'Europa avrebbe ampliato il mercato con la scomparsa di egoismi nazionali e l'esaltazione della concorrenza. Le sirene della finanza e la moda dello inglese anglosassone hanno prodotto la crisi mondiale. Si scopre ora che l'egoismo nazionale soprattutto tedesco e francese non è mai scomparso. L'Italia per non apparire provinciale grazie anche ai moniti dei soloni nostrani è rimasta la bella fanciulla insidiata da eserciti barbari. Si deve tornare alla economia dirigistica? No. Ma nello stesso tempo, (attenzione ai fondi sovrani!), vanno tutelati i nostri tesori con fermezza senza farci male da soli. Con le prediche inutili, non certamente einaudiane, di coloro che, a torto, si credono eredi del nostro economista principe.

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