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Occhio alle spese

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Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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Sarà un 2011 duro per i conti pubblici italiani. Costretti dalla camicia di forza imposta con la legge di stabilità dal Tesoro per metterli al riparo dalla speculazione internazionale. Così il ministro Giulio Tremonti ha lanciato ieri il suo «warning» (ovvero un allarme) preventivo ai ministeri dello Stato sulle spese che metteranno in cantiere nell'anno che va ad aprirsi. Il titolare del dicastero di Via XX settembre ha preso carta e penna e, in una circolare, ha scritto a chiare lettere il suo auspicio: «Occorre rigore nei conti». E non solo per un obbligo morale visto il peso del debito che schiaccia ogni tentativo di ripresa economica ma anche in ossequio al contesto internazionale. «Anche in relazione al generale contesto europeo - ha rilevato Tremonti - resta confermata l'esigenza di una rigorosa azione di contenimento della spesa pubblica». L'imperativo categorico è quelli di ridurre gli stanziamenti per le spese non «obbligatorie e inderogabili». Un contropiede necessario proprio ora perché gli uffici delle ragionerie interne dei ministero stanno raccogliendo i dati per predisporre il bilancio di previsione per l'esercizio 2011. Ora è il monento di trovare economie laddove sia possibile per fare quadrare i conti pubblici. Un invito quello di Tremonti corredato anche da un corposo allegato con tutte le nuove norme alle quali le amministrazioni debbono attenersi per predisporre i bilanci 2011: dal taglio della carta al risparmio energetico, dal contenimento delle auto blu alla diminuzione dei convegni. E non resterà solo un appello. Seguiranno anche controlli e monitoraggi. Rispetto alle indicazioni fornite, il ministro ha annunciato che «i rappresentanti del ministero dell'Economia vigileranno sull'osservanza, da parte degli enti, delle direttive governative che mirano al contenimento e al monitoraggio della spesa pubblica, segnalando eventuali inadempimenti». Nessuna distrazione in merito anche perché l'Italia può cadere molto facilmente nel mirino della speculazione internazionale che, per ora, l'ha solo sfiorata. Un primo esempio arriva dal mercato finanziario e dai costi crescenti per raccogliere risorse necessarie al funzionamento dello Stato. I Bot italiani, ieri venduti assieme ai Ctz per ben 12 miliardi dal Tesoro, sono stati integralmente sottoscritti ma al prezzo di rendimenti ai massimi da due anni. Via XX settembre ha collocato 8,5 miliardi di Bot a 6 mesi e 3,5 miliardi di Ctz con scadenza 2012: un ammontare importante, tanto più se si considera la tempistica un po' infelice con molti operatori lontani dagli schermi e una bassa domanda da parte di fondi pensione e fondi d'investimento. La domanda, pur in calo, ha comunque retto. Ma il pericolo di dover aumentare i tassi per motivarla è dietro l'angolo.

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