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Pomigliano verso l'accordo Ora avanti per l'intesa sull'auto

Sergio Marchionne, ad Fiat

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Trattativa non stop per il contratto della newco di Pomigliano. Dopo un primo incontro di ieri, oggi azienda e sindacati, esclusa la Fiom, torneranno a riunirsi con l'obiettivo di arrivare all'accordo in serata. L'intesa dovrà regolare il rapporto di lavoro dei 4.600 dipendenti dello stabilimento in provincia di Napoli. «Ci sono novità e miglioramenti importanti rispetto al contratto nazionale dei metalmeccanici» ha detto il segretario della Fismic, Roberto Di Maulo commentando l'esito dell'incontro di ieri. Una volta definito il contratto della newco, la Fiat procederà alle assunzioni e agli investimenti, circa 700 milioni, per la produzione della nuova Panda. Il tavolo, cui non partecipa la Fiom perché non ha sottoscritto l'accordo del 15 giugno scorso, dovrà sciogliere tre nodi: salario legato alla produttività, orario e scatti di anzianità. La newco di Pomigliano non entrerà in Confindustria, in attesa che il tavolo Federmeccanica-sindacati individui una disciplina specifica per il settore auto. Poi toccherà scrivere il contratto per la newco di Mirafiori, a seguito dell'accordo separato del 23 dicembre che dovrà essere ratificato da un referendum tra i lavoratori che si svolgerà a metà gennaio. Insomma per Mirafiori la partita è ancora aperta. Intanto Federmeccanica spinge per un tavolo sulla rappresentanza. Questa è la riflessione che fa il presidente Pierluigi Ceccardi: «Un conto è concludere un contratto senza la firma della Fiom, un altro è gestire le relazioni industriali in azienda senza una organizzazione che rappresenta una parte cospicua dei lavoratori». Dietro le parole del presidente di Federmeccanica c'è la preoccupazione per focolai di tensione. Nel cambiamento delle relazioni industriali, afferma Ceccardi, la Fiat «dà uno strattone che accelera il processo», ma il Lingotto «sta vivendo un'esperienza unica ed eccezionale» su «un altro pianeta rispetto alla realtà italiana». Federmeccanica «rappresenta almeno 12mila aziende con circa un milione di lavoratori e deve trovare soluzioni in cui il sistema si riconosca». Le scelte, per Ceccardi, sono solo due: «O ogni azienda va per conto proprio e si organizza come può», oppure «si decide di stare in un sistema che adotta regole comuni» che «devono essere sempre più flessibili e adattabili alle singole realtà». Il contratto nazionale, insomma, «ha ancora il suo ruolo importante da svolgere, ma non può essere una gabbia, come sembra pensare la Fiom, ma uno strumento per gestire le relazioni industriali». Quanto al contratto auto, per Ceccardi va definito all'interno del contratto metalmeccanico, altrimenti «il rischio è che i contratti nazionali si moltiplichino e il loro ruolo si ampli». Ma per la soluzione di questo teorema un ruolo fondamentale ce l'ha la Cgil. Il segretario generale Susanna Camusso ha lanciato un abbocco alla Confindustria per arginare l'«anomalia» Fiat. L'obiettivo è un'intesa interconfederale tra sindacati e Confindustria, sul modello del pubblico impiego. Se Confindustria accetterà, allora la Cgil potrebbe fare più pressione sulla Fiom perché sotterri l'ascia di guerra.

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