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A Mirafiori Jeep e Alfa in società con Chrysler

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Alledieci fa il suo ingresso, a sorpresa, all'Unione industriali di Torino, l'amministratore delegato Sergio Marchionne. Prende subito la parola e illustra le linee strategiche per il futuro di Mirafiori: la formazione di una joint venture tra Chrysler e Fiat per portare a Torino una nuova piattaforma dagli Stati Uniti, che servirà per produrre auto e Suv di classe superiore sia per il marchio Jeep e Alfa Romeo, i marchi più internazionali che abbiamo nei nostri due gruppi e che hanno potenzialità di sviluppo sul mercato globale». Marchionne ha spiegato che «portare la nuova piattaforma americana a Mirafiori vuol dire garantire allo stabilimento la possibilità di produrre fino a 250mila-280 mila vetture l'anno. Significa più di 1.000 auto al giorno». L'investimento previsto è pari a oltre un miliardo di euro suddiviso tra Fiat e Chrysler in maniera proporzionale ai volumi destinati ai rispettivi marchi. Marchionne sottolinea che «è dalla crisi della Fiat dei primi anni Duemila che non si raggiungono livelli del genere». Nell'ultimo anno lo stabilimento torinese, costretto a continui stop and go per la cassa integrazione, ha sfornato circa 80 mila auto e le tute blu torinesi hanno totalizzato più giorni a casa che in fabbrica. La trattativa su Mirafiori proseguirà lunedì e i nodi da sciogliere sono diversi, in particolare i turni lavorativi. L'ipotesi prevede assieme alla turnazione tradizionale su 15 turni, quella di dieci ore al giorno per quattro giorni di lavoro. Ma non è esclusa una scansione di 18 turni, oppure una modulazione di questi tre scenari, a seconda dell'andamento del mercato. La Fiom si è già messa di traverso. «È interessante l'apertura di Marchionne, ma è evidente che se l'apertura è Pomigliano ritinteggiata non va bene. Se però si vuol fare una trattativa vera noi riteniamo che si possa negoziare» dice Giorgio Airaudo, responsabile auto della Fiom, ribadendo che il sindacato non lascerà il tavolo delle trattative. Più duro Giorgio Cremaschi, che parla di Pomigliano bis: «Siamo alla solita minestra, viene proposto a Mirafiori lo stesso disastro sociale, sindacale e industriale di Pomigliano». Ma a fronte di un investimento di oltre 1 miliardo di euro su Mirafiori, Marchionne chiede ai sindacati decisioni rapide che arrivino al più tardi entro un mese. «Bisogna stringere i tempi il più possibile» incalza Marchionne e chiede di «tenere la politica fuori dalla porta e gli estremismi lontani dalla fabbrica». L'ad è chiaro: «Non possiamo permetterci di passare mesi a discutere, ci sono ragioni industriali che non possono aspettare se vogliamo avviare gli investimenti e far partire il progetto. Ci sono anche ragioni di serietà e di responsabilità che spingono verso una soluzione rapida». Soddisfatti i ministri del Lavoro Sacconi e dello Sviluppo economico Romani. L.D.P.

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