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Tremonti-Draghi quasi dialogo

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Erada tempo che non si vedevano Tremonti e Draghi sulla stessa lunghezza d'onda. Entrambi relatori alla Giornata Mondiale del Risparmio, hanno abbandonato le consuete reciproche punture. Il governatore ha riconosciuto il buon lavoro fatto dal governo con la manovra triennale di luglio, che consentirà di «ricondurre l'incidenza del debito» mentre il ministro ha elogiato «lo straordinario lavoro fatto dallo Stability board» di cui Draghi è presidente. Entrambi poi sostengono che occorre «un più stretto coordinamento tra le politiche economiche dei principali Paesi». Il che significa che per affrontare la crisi «in Europa non si può più continuare con 27 politiche diverse». Poi la situazione italiana. Draghi ha sottolineato che la crisi ha riportato nel 2009 il Pil «sui volumi di 9 anni fa, i consumi ristagnano perché i redditi reali delle famiglie non progrediscono e vi è una diffusa incertezza sul futuro». Pesano soprattutto le difficoltà del mercato del lavoro: Draghi ha difeso le stime della Banca d'Italia sul tasso di disoccupazione, ribadendo che, conteggiando i lavoratori in cig e gli «scoraggiati», si passa dall'8,5% ufficiale a «un tasso di sottoutilizzo superiore all'11%». E su questo punto il ministro Tremonti si è detto d'accordo: «i dati sono assolutamente condivisibili, sono stati rimossi alcuni equivoci». Giorni fa quando la Banca d'Italia aveva proposto una stima allargata dei disoccupati Tremonti aveva parlato di «toni ansiogeni». Però, obietta il ministro, non è detto che «scoraggiati» equivalga a disoccupati giacchè ci sono posizioni come l'infermiere, il sarto e l'apprendista che vengono rifiutate. Tremonti poi ricorda che il Sud rimane la priorità ed è necessario un ritorno dello Stato. Il ministro è tornato a bocciare le tasse sui Bot («una cosa sbagliata nel momento sbagliato») e ha lanciato un'ipotesi «che bisogna valutare seriamente in Europa: l'idea per il comparto bancario è di due aliquote: una bassa per l'attività industriale, commerciale e una più alta per le attività finaziarie. Il presidente dell'Abi Mussari ha rivelato che la crisi è costata ale banche 38 miliardi ma sono comunque rimaste solide.

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