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La scuola avvicini i giovani alle imprese

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Siamoun paese di vecchi che non vogliono mollare. Sommessamente dico ai pensatori mediatici che, sarebbe bene una volta per tutte, si cambiasse registro. Non credo che nel dna dei nostri concittadini ci sia l'ambizione di emettere sentenze. È vero, la crisi colpisce in particolare le giovani leve. Queste faticano a trovare lavoro per mancanza di iniziative o causa la riduzione del personale per contenere i costi. Per i giovani che si deve fare? Questo è il problema da risolvere, per evitare spreco di risorse giovanili. Innanzitutto partiamo da scuola ed università. Queste istituzioni comincino a mandare nomi e curricula a tutte le imprese produttive. Queste hanno bisogno di giovani che, spesso, non si trovano. Siamo al paradosso. La scuola e l'università devono insegnare doveri e sacrifici perché i diritti li tutela la legge. Sono convinto che i giovani hanno stoffa, vanno sostenuti nel morale. Se predichiamo che i vecchi non consentono il ricambio generazionale o torniamo al '68 o facciamo entrare i ragazzi in depressione. Il mondo è cambiato, sta cambiando. L'economia si evolve guardando al futuro che chiede linfa giovane. Banche, agricoltura, imprese necessitano di intraprendenze giovanili con voglia di fare e di combattere. I giovani devono creare associazioni per sfornare idee da sostenere. Di questo ha bisogno l'Italia e non di commentatori che hanno la muffa nella penna.

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