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La ripresa economica c'è Ma la manovra non basta

Il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia

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Il governo deve affidarsi alla ripresa per riuscire a risanare i conti pubblici. Ha parlato così Luca Paolazzi, il direttore del centro studi di Confindustria, all'auditorium di viale dell'Astronomia. E pur sottolineando che il Paese sembra ormai uscito dalla recessione, si è fatto portavoce delle «perplessità» degli industriali sull'efficacia della manovra del ministro dell'economia Giulio Tremonti. Che per ottenere gli obiettivi di risanamento deve sperare che i numeri sull'economia italiana presentati ieri si concretizzino. Nella consueta relazione di metà anno del centro studi di Confindustria, infatti, le previsioni sulla crescita sono state riviste al rialzo rispetto a qualche mese fa. Nelle nuove analisi il pil dovrebbe crescere dell'1,2% nel 2010 e dell'1,6% nel 2011. Le cause sono soprattutto il cambio favorevole dell'euro e la ripresa del commercio mondiale, che stanno trainando le esportazioni delle industrie: per il 2011 la crescita attesa è del 5,1%. Ma nel frattempo la domanda interna è stagnante: dopo il crollo del 2009, i consumi resteranno bassi, con crescita sotto l'1% nei prossimi due anni. E la crisi potrebbe tagliare altri 246mila posti di lavoro tra il 2010 e il 2011. un fenomeno «fisiologico» per la presidente Emma Marcegaglia. Ma la conseguenza è che «ci vorrà del tempo per riassorbire i senza lavoro». In questa situazione «se completamente effettuata e confidando nella miglior crescita, la manovra piegherà il deficit pubblico al 4,1% nel 2011, dal 5,1% di quest'anno». Un buon risultato per una stretta sulla spesa necessaria e impegnativa, che però per gli industriali da sola «non è sufficiente». La manovra si pagherà con una minor crescita dell'economia. I tagli alle spese pubbliche ridurranno i consumi di dipendenti e amministrazioni. E potrebbero costringere regioni ed enti locali a cancellare gli investimenti che servono alle imprese. Per questo occorre guardare anche alla crescita, ha ripetuto Paolazzi, «per un risanamento duraturo». E la soluzione è una sola: nuove riforme. Soprattutto quella del sistema fiscale, per renderlo più equo lottando contro l'evasione che anche nel 2009 ha sottratto 124 miliardi e mezzo dalle casse dello Stato.

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