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Più vicino il vicerè italiano di Unicredit

Banca Unicredit

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Ha concesso qualcosa che per ora gli rende più facile portare a compimento il suo progetto. Alessandro Profumo, ad di Unicredit, punta a istituire anche in Italia, sulla scorta di quanto già esiste in altri paesi, un country chairman. Un sostanziale accoglimento delle istanze delle Fondazioni grandi azionisti di Piazza Cordusio che gli consente di poter confermare che il progetto di Banca Unica verrà realizzato nelle scadenze previste, ovvero entro il novembre 2010. Questo l'orientamento emerso dal comitato strategico riunito ieri per la seconda volta in una settimana. Certo le indiscrezioni confermano che il primo passo è stato fatto ma che ora il problema diventa quello della nomina, e sul punto, le parti in gioco stanno affilando i coltelli. Intanto altri tasselli dell'organigramma si stanno componendo e ai nomi dei manager dati in movimento nel gruppo secondo il Tempo (Ogliengo, Galmarini e Peluso si veda l'edizione del primo aprile scorso) se ne sarebbe aggiunto un altro e cioè quello di Roberto Nicastro (deputy ceo) che dovrebbe cambiare posizione.  Tutti gli spostamenti sono legati al piano di riassetto, denominato One4C, che dopo l'impasse di metà marzo dettata dai dubbi dei grandi soci, sembra ora viaggiare spedito verso il cda straordinario del 13 aprile, quando al progetto si dovrà dare il via libera definitivo. Tema del vertice di ieri, in particolare, è stato il ruolo e le responsabilità del «country chairman», già presente nel gruppo in Germania (Theodor Weimer), in Austria (Willibald Cernko) e in Polonia (Alicja Kornasiewicz). Di fatto è proseguito e proseguirà, fino al consiglio di metà aprile, il lavoro di approfondimento, indicato dal presidente, Dieter Rampl che per statuto tiene i rapporti con i soci. Nella riunione è stato poi ribadito che lo spirito della Banca Unica è «la centralità del cliente e la vicinanza ai territori». Concetti ripresi, negli ultimi giorni, anche da Profumo, che ha indicato che l'obiettivo dell'istituto è «quello di avere una forte presenza locale, di parlare il dialetto nelle aree dove abbiamo fortissime radici, ma anche di parlare inglese», venendo incontro così alle richieste dei soci più legati al territorio.

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