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Fisco pesante ma la riforma non parte

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Tassesempre più pesanti sugli italiani. L'Istat ha certificato ieri un aumento della pressione complessiva, nel 2009, al 43,2%. Un dato superiore di 3 decimi di punto rispetto al valore del 2008 (42,9%). Eppure almeno per ora di riformare il sistema fiscale al ministero dell'Economia non se ne parla proprio. L'unica ipotesi sul tavolo del ministro Giulio Tremonti, in parte avallata dai sindacati, e cioè quella di un aumento dell'Iva per creare un gettito aggiuntivo in grado di finanziare uno sgravio dell'Irpef sui lavoratori dipendenti, secondo quanto risulta a Il Tempo, sarebbe stata accantonata. La sua praticabilità non è assolutamente messa in discussione dai tecnici del dicastero di Via XX settembre (si tratta di un meccanismo cosiddetto a somma zero e cioè, da una parte lo Stato aumenta gli incassi con il rincaro dell'Iva dall'altro taglia le aliquote su stipendi e pensioni) ma l'alto livello di pericolosità della misura ha consigliato una maggiore prudenza sulla sua effettiva attuazione. La ragione è legata al fatto che un intervento sull'Imposta sul valore aggiunto si ripercuote immediatamente sulla formazione dei prezzi al consumo e fornisce così combustibile all'inflazione, oggi ancora sotto controllo ma il cui fuoco cova sotto la cenere della recessione. Così tra il dare un segnale sull'alleggerimento del carico fiscale in busta paga e la ripartenza del carovita il ministro Tremonti non avrebbe indugiato nel perseguire la seconda ipotesi. E per una ragione molto semplice. A via XX settembre oggi il problema fondamentale è quello di tenere sotto controllo il debito pubblico e soprattutto la spesa per gli interessi. Che resta missione principale del Tesoro oggi più di prima con l'euro sotto l'attacco della speculazione e i deficit stellari di Grecia a Spagna. Per ora la macchina della riforma è ferma. Così come l'economia del paese con un 2009 che si è chiuso come il più pesante da almeno trent'anni. Il prodotto interno lordo, secondo l'Istat, ha segnato un calo del 5% e a cascata tutto l'andamento dei conti pubblici ha registrato un andamento negativo. Il deficit si è attestato al 5,3%, il debito è peggiorato in un anno di dieci punti percentuali, passando dal 105,8% al 115,8%. Dati da brivido. Ma già in serata è arrivata una buona notizia: è migliorato infatti il fabbisogno di 1 miliardo a febbraio (attestandosi a 13 miliardi).

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