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La soluzione statalista non è la migliore

Sergio Marchionne

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Il ministro ha giudicato "folle" l'intenzione della Fiat di chiudere l'impianto di Termini Imerese dicendosi anche pronto a investire risorse significative nelle infrastrutture della zona. Anche se ha usato toni diversi, nella sua replica l'amministratore delegato dell'azienda torinese non è stato molto più tenero, sostenendo che se Scajola conoscesse meglio la situazione si esprimerebbe in altro modo. È difficile dare torto a Marchionne, dato che è irragionevole tenere attivo un impianto improduttivo. Al tempo stesso, il comportamento del governo si giustifica a partire dal fatto che nei mesi scorsi ha generosamente finanziato le rottamazioni e ora ritiene legittimo pretendere dall'azienda torinese un comportamento diverso. In realtà, l'economia nel suo insieme sta cambiando in modo assai veloce e in maniera radicale. In questo quadro, il settore automobilistico sta trasformandosi più rapidamente di altri. Non è neppure escluso che Marchionne stia ormai pensando ad una Fiat globale, proiettata verso l'America e non solo, la quale inizi a sganciarsi dal rapporto tanto stretto (e fino a oggi parecchio oneroso per i contribuenti) con lo Stato italiano. Di fronte al problema - molto serio - di quanti in Sicilia perderanno il loro lavoro, la soluzione statalista sostenuta da Scajola non è l'unica e necessariamente la migliore. Potrebbe essere più ragionevole, infatti, aiutare finanziariamente quanti si trovano in difficoltà e aiutarli a indirizzarsi verso altre attività. Nella speranza che la chiusura di Termini, che oggi produce solo perdite, possa permettere la realizzazione di attività più solide e durature.

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