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Sacconi: autunno freddo a rischio l'occupazione

Sacconi

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Il governo dispone di risorse sufficienti per affrontare le peggiori ipotesi alla ripresa post-ferie di settembre, ma è attento all'evoluzione della contrattazione, puntando a risultati su quella di secondo livello. Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi torna sul nodo dei contratti e averte: «L'autunno sarà freddo, non caldo. Perchè costituirà un periodo di attraversamento dell'ultima fase della crisi, quella nella quale potrebbero esaurirsi le capacità di liquidità di molte imprese e dunque anche i rapporti di lavoro conseguentemente potrebbero essere posti a rischio». Quanto alla contrattazione: «Noi rispettiamo l'autonomia delle parti, ma non siamo indifferenti al risultato della contrattazione». Poi chiede che venga «dato più spazio alla contrattazione decentrata, perchè è l'unica che può far crescere salari». Inolre, «il contratto centralizzato ha di fatto prodotto bassi salari e bassa produttività, perchè tarato sui vagoni più lenti del convoglio delle imprese». Sacconi è anche tornato sulla detassazione al 10%, precisando che «siccome si basa sui vincoli di finanza pubblica» bisogna vedere se al momento della scadenza del 31 dicembre, ci saranno le condizioni per la proroga. «Mi auguro che ci siano le condizioni di finanza pubblica e siano maturate le condizioni tra le parti sociali per apprezzare questa norma e volerla utilizzare». Il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei, ha spiegato che in autunno «ci può essere una perdita posti». Di qui la necessità di «incentivare le imprese perchè investano di più e i lavoratori perchè abbiano maggiore produttività e quindi le aziende diventino più competitive». Ma, ha aggiunto, bisogna anche «rimuovere l'idea che l'Italia ha i più bassi salari d'Europa». I rapporti fra i sindacati restano difficili. Il segretario generale della Uil Luigi Angeletti ha affermato che ci saranno casi in cui l'atteggiamento della Cgil ostacolerà la contrattazione «in maniera molto differenziata, a seconda delle categorie. Se la Cgil fosse sempre della partita ci aiuterebbe, ma noi abbiamo dovere fare i contratti anche se non stiamo tutti insieme». La Cgil continua a puntare i piedi contro il nuovo meccanismo contrattuale. Il segretario confederale Susanna Camusso ha sottolineato che «in tempi di crisi la contrattazione aziendale diminuisce, non aumenta». Quindi «per mantenere il reddito bisogna agire sui contratti nazionali».

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