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Piano Mediterraneo per l'export

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Il viceministro Urso guida il made in Italy nei paesi del Mare Nostrum

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"Negli ultimi due anni le economie dell'area del Mediterraneo hanno registrato un aumento medio del Pil del 6%. Una crescita che continua ancora oggi ad essere sostenuta dal boom petrolifero. L'Italia mantiene nell'area un ruolo da protagonista: è il primo partner commerciale di molti Paesi della sponda sud del Mediterraneo.  L'integrazione economica e sociale tra le due sponde del è tuttavia incompiuta: sono ancora numerose le opportunità di investimento da cogliere. Per questo motivo il Ministero dello sviluppo economico ha deciso di puntare ancora di più sull'area lanciando un Piano Mediterraneo diretto ad identificare occasioni di investimento in Algeria, Marocco, Tunisia, Turchia, Libia ed Egitto nei settori agroalimentare, ambientale, industriale, energetico e infrastrutturale. Un Piano che si inaugura domani a Istanbul». Lo dice a Il Tempo Adolfo Urso viceministro allo sviluppo economico con delega al Commercio estero che domani e venerdì è in missione in Turchia con Giancarlo Lanna, presidente Simest, e Massimo Mamberti, direttore generale dell'Ice per incontrare le comunità imprenditoriali di Istanbul e Ankara e per incontrare il Ministro di Stato per il Commercio Estero, Zafer Caglayan, il Ministro dell'Industria e del Commercio, Nihat Ergün, il Vice Presidente della Tispa (Agenzia turca per la Promozione degli Investimenti), Arda Açiksöz e il Vice Presidente della Tobb (Unione delle Camere di Commercio turche), Halim Mete. «L'Italia punta sulle tecnologie ambientali per investire in Turchia – continua Urso – In vista della conclusione dei negoziati per l'adesione all'Ue, Ankara dovrà infatti investire da qui al 2023 oltre 50 miliardi di euro nel campo della protezione ambientale. Un'occasione importante per il nostro Paese, che potrà fornire alla Turchia know-how e sostegno all'innovazione per la tutela all'ambiente. Ma questa non è la sola opportunità di investimento offerta da Ankara – continua Urso - Il Paese ha dato avvio a un piano di privatizzazione per le piccole e medie imprese e a un programma di investimenti pubblici in opere infrastrutturali. Inoltre gode di zone franche e ha una posizione geografica strategica che potrebbe rappresentare per le aziende italiane un porta di accesso ai vicini mercati del Medio Oriente e della Regione caucasica». Un paese sul quale puntare per contrastare il calo ancora a due cifre per i flussi commerciali italiani, che comunque a marzo mostrano una dinamica negativa in rallentamento rispetto ai primi due mesi dell'anno. A marzo, infatti, nel complesso le esportazioni - sulla base dei dati Istat - hanno segnato un calo del 17,7% su base annua, contro il -25,8% di gennaio ed il -25,3% di febbraio. «Il peggio è passato», ha commentato Urso, parlando in ogni caso di un anno «molto duro». Il 2009, ha detto, «sarà ricordato come l'anno più difficile dell'ultimo decennio per il made in Italy, con una timida ripresa che si affaccerà solo nell'ultimo quadrimestre».

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