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Fiat, il piano per Opel è pronto

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Tre sedi: il Lingotto di Torino per Fiat; Auburn Hill nel Michigan per Chrysler e Ruesselsheim in Germania per la Opel

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L'ad della Fiat, Sergio Marchionne, ha risposto senza esitazione alla sollecitazione giunta dal ministro dell'economia tedesco, Karl Theodor zu Guttenberg, giovedì scorso sulla necessità di avere i piani dei pretendenti alla Opel in breve tempo. «Il piano industriale per Opel è pronto, e lo presenteremo il 20 maggio prossimo» ha spiegato ieri a Torino il numero uno del Lingotto. Un segnale inequivocabile della determinazione del manager a portare fino in fondo il suo disegno di creare un maxi polo dell'auto con la casa tedesca e l'americana Chrysler. Rassicurazioni a Berlino ma anche per il fronte interno. E cioè per sindacati e operai in fermento per l'ipotesi di chiusura di fabbriche italiane. «Agli operai dico di stare tranquilli, l'impegno lo abbiamo preso seriamente. Faremo del nostro meglio per evitare danni che potenzialmente possono essere associati a un mercato come quello attuale» ha chiosato Marchionne che oggi non sarà nel suo ufficio a Torino, quando gli operai degli stabilimenti di tutta Italia manifesteranno davanti al Lingotto per chiedere garanzie sul loro futuro. Un messaggio, però, lo ha mandato, e soprattutto «un impegno»: «Andrò a Roma per affrontare il problema, è sicuro. Ho risposto al ministro Scajola, stiamo cercando di sintonizzare i calendari. una volta che avremo le idee chiare su come procedere con Opel, sono disponibile a portare avanti il discorso con i sindacati». Nella lettera al ministro Marchionne parla di «tavolo opportuno» e di «piena disponibilità a incontrare governo e sindacati». Sull'operazione Marchionne da Torino ha anche detto: «Uscirà una Fiat molto più forte. È una bella impresa, speriamo di farcela. Noi ci stiamo ammazzando per provarci». Un passo importante è stato dedicato a Chrysler: «Se non ci fosse stato Obama e la sua idea di intervento statale per salvare l'industria dell'auto non ci sarebbe stata (l'operazione ndr). Non abbiamo salvato la Chrysler, è stata una grande opportunità per tutti. Abbiamo saputo sfruttare anche la crisi». Elogi anche la Task force voluta dal presidente Obama: «Hanno agito con una rapidità straordinaria, con un fortissimo senso dello Stato che non esiste in Italia».

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