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Berlino apre a Marchionne per Opel

Opel-Fiat

Ora Fiat punta a Gm in Sudamerica

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{{IMG_SX}}Li ha convinti. Quasi. L'ad della Fiat Sergio Marchionne arrivato a Berlino per spingere il governo tedesco a cedergli in sposa la Opel, orgoglio dell'industria nazionale teutonica, non ha certo ottenuto il sì definitivo alle nozze. Ma l'ipotesi di un possibile fidanzamento non è stata esclusa. Così almeno è da interpretare la dichiarazione del ministro dell'economia tedesco Karl-Theodor zu Guttenberg che, al termine del colloquio con il pretendente, ha definito «interessante» il piano del Lingotto. Non è poco considerato l'orgoglio industriale dei tedeschi che sicuramente non gradiscono l'arrivo di un italiano sulla plancia di comando di una delle loro aziende più antiche e radicate. Marchionne non si è certo presentato a mani vuote. Già domenica scorsa il cda del Lingotto aveva espresso il suo assenso a un eventuale scorporo della Fiat auto dal gruppo e al suo arrivo in una società completamente nuova e quotata insieme alla Opel e alla Chrysler. Poi le rassicurazioni sulla forza lavoro. Nessuna azione di ristrutturazione pesante in Germania ha spiegato Marchionne. Un'apertura importante per per ottenere gli aiuti dall'esecutivo di Angela Merkel (Cdu) e per giocare una partita, ha detto l'ad, che «comincia adesso», anche se con la «General Motors c'erano contatti già da tempo». Il manager italiano atterrato a Berlino si è subito diretto al ministero dell'economia tedesco. Nella sequenza degli incontri non è mancato quello con il capo della cancelleria Thomas de Maiziere, con il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier (Spd) e con il capo del Consiglio di fabbrica che rappresenta i lavoratori della Opel, Klaus Franz. Marchionne ha presentato a tutti «il piano per trasformare il panorama automobilistico globale attraverso lo spin-off di Fiat Group Automobiles, e la sua unione con Chrysler e General Motors Europe», come ha scritto ieri il Financial Times, che ha intervistato il top manager. «Dal punto di vista industriale e ingegneristico, è un matrimonio perfetto», ha detto Marchionne al Ft: ne nascerebbe un gruppo con un fatturato di circa 80 miliardi di euro e vendite per 6-7 milioni di auto all'anno, cioè la seconda casa automobilistica al mondo dopo la Toyota. I tempi dell'operazione dovranno essere rapidi, ha detto Guttenberg, ma la strada - nonostante l'interesse di Berlino - si presenta ancora lunga e in salita, soprattutto alla luce dell'ostilità dei sindacati e dei socialdemocratici nei confronti di Torino. Se da una parte per Guttenberg serve «un investitore che garantisca la sicurezza di lungo periodo della società e che abbia un piano realmente attuabile, che non sia sostenibile solo per qualche mese», dall'altra il sindacalista della Ig Metall e membro del consiglio di sorveglianza Opel, Armin Schild, ha detto che un'eventuale operazione con la Fiat creerebbe «grandi problemi» per lo stesso gruppo italiano. E ha ribadito il suo no a Marchionne anche il Comitato dei lavoratori della Opel, che da Bochum , dove si trova uno dei quattro impianti tedeschi, ha fatto sapere: la Fiat non può entrare nella Opel solo per usufruire delle garanzie statali «in modo da risolvere più facilmente i propri problemi». Marchionne ha portato in dote una serie di assicurazioni. Ad annunciarle zu Guttenberg: il piano, che prevede garanzie statali a livello Ue per 5-7 miliardi di euro - ha detto - punta all'acquisizione della Opel senza nuovo indebitamento per la Fiat, passa per la ristrutturazione di uno solo dei quattro impianti (quello di Kaiserslautern) e si propone di mantenere lo storico marchio. Il concorrente più temibile è il gruppo austro-canadese Magna, che starebbe preparando un'offerta da cinque miliardi di euro insieme ad alcuni alleati per acquistare oltre il 50% della Opel. La Fiat, quindi, continua a trattare. E la cancelleria ci tiene a fare sapere che «il governo tedesco accoglie favorevolmente ogni possibile» investitore interessato alla Opel, «senza decisioni predefinite». Fra gli incoraggiamenti all'operazione, quello del presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, che «fa il tifo» per Marchionne e definisce l'alleanza con Opel «una bella operazione». Anche il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni è tornato a elogiare l'accordo Fiat-Chrysler, definendolo «un esperimento molto importante, che racconta come serve più coraggio per trovare soluzioni anche attraverso ambizioni sociali e politiche fortissime». Il migliore sostegno all'operazione è però quello arrivato dalla Borsa. Fiat ha ripreso a correre a Piazza Affari dove è tornata a un passo dai 10 miliardi di capitalizzazione L'apertura dei tedeschi alla Fiat ha trainato le azioni del Lingotto su livelli che non si vedevano dallo scorso ottobre, a quota 8,12 euro, in rialzo dell'8,05 per cento. Il tutto mentre in Borsa già si scommette sulla possibile estensione dell'accordo con General Motors anche per le attività in Sud America, Cina e Russia. Nel corso delle contrattazioni i titoli sono arrivati a registrare punte in rialzo dell'8,45%, con un massimo a 8,15 euro. Nel settore Fiat è stata la migliore in Europa (Dj Stoxx auto +1,88%). In termini di capitalizzazione la casa torinese ha recuperato in una sola seduta circa 800 milioni di capitalizzazione mentre gli scambi sono cresciuti: sono passate di mano oltre 80 milioni e mezzo di azioni, contro i 63 milioni della media mensile.

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