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L'industria italiana resta in rosso

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E il «sereno» è ancora lontano. Il Centro studi di Confindustria ha stimato, infatti, che il calo proseguirà anche a ottobre, e l'Isae prevede che il 2008 chiuderà in rosso del 3%. Il bollettino è arrivato dall'Istat che ha reso noto che a settembre la produzione industriale è calata dello 0,4% in base al dato grezzo ma, dal momento che i giorni lavorativi sono stati due in più rispetto al 2007, la variazione corretta è risultata del -5,7%. In un solo mese la produzione è diminuita del 2,1%, il peggior calo dal dicembre 1998, anche se i tecnici dell'istituto hanno sottolineato che il dato congiunturale è sensibile di correzioni. A soffrire sono un pò tutti i settori (fa eccezione solo energia elettrica, gas e acqua), con ribassi a due cifre per i comparti delle pelli e calzature, dei prodotti in legno e dei mezzi di trasporto. È da maggio che l'attività manifatturiera continua a rallentare il passo. Nel complesso dei primi nove mesi dell'anno la flessione ha raggiunto il 2%. Preoccupati si dicono sindacalisti e consumatori, che chiedono misure urgenti. Questi dati tradotti sul lavoro significano che «abbiamo già un grave problema occupazionale», afferma la segretaria confederale della Cgil, Susanna Camusso, secondo la quale, oltre alla questione dei redditi e degli ammortizzatori, serve che si rilancino gli investimenti. Il segretario confederale dell'Ugl Cristina Ricci chiede di ridurre le tasse alle piccole imprese, ai lavoratori, ai pensionati e alle famiglie. Adusbef e Federconsumatori vedono uno stretto collegamento con il potere di acquisto delle famiglie ridotto ai minimi termini e chiedono una «sferzata economica», suggerendo una moratoria che riduca i prezzi di largo consumo e l'anticipo dei saldi, un forte processo di defiscalizzazione per incrementare il potere d'acquisto delle famiglie e un nuovo meccanismo che preveda l'adeguamento delle rate dei mutui a tasso variabile.

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