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Tassi, Bce ignora i politici e prepara la stretta

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Una decisione contro la quale si sono schierati, appoggiandosi sulla difficile congiuntura economica, tutti i principali governi europei, con in prima linea Germania, Spagna e, soprattutto, Francia. Adesso tutti in attesa della decisione di oggi dell'Eurotower, che molto probabilmente li scontenterà, aprendo la strada a nuove critiche sull'eccessiva intransigenza della Bce di fronte al problema della scarsa crescita. Lo stesso ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha ricordato che «nel 2003 Berlusconi pose lo stesso problema», sottolineando che in quel momento «la crisi dei prezzi e il declino della crescita non era così drammatica come ora». Ma Trichet conferma la sua intransigenza di fronte alle richieste esterne. «Se agiamo con decisione, possiamo controllare la situazione», ha aggiunto al settimanale, cancellando di fatto ogni dubbio che la nuova stretta monetaria possa essere rimandata. E i recenti record dell'inflazione, al massimo storico del 4% in Europa e al 3,8% in Italia, massimo dal 1996, sono numeri che danno conforto alle scelte di Trichet, che, nella sua politica rialzista, a inizio settimana aveva già incassato l'importante appoggio della Banca dei Regolamenti Internazionali. Dato quindi per certo l'annuncio di un aumento dei tassi di riferimento (l'opinione prevalente parla di un quarto di punto, anche se c'è più di un analista che avanza l'ipotesi di un rialzo di mezzo punto percentuale) l'attenzione del mercato si sta già spostando in avanti, per cercare di capire quelle che potrebbero essere le mosse future dell'istituto di Francoforte. Nell'ultima riunione sui tassi, Trichet ha fatto trapelare la possibilità di un «lieve aumento» dei tassi di interesse a luglio, ribadendo che il consiglio dell'Eurotower non si impegna su decisioni a lungo termine. E se alcuni osservatori ritengono che tali parole sgombrino il campo da futuri rialzi sopra il 4,25%, altri ricordano come queste siano le stesse parole utilizzate da Trichet nel dicembre del 2005, prima di una serie di otto rialzi consecutivi. Sicuramente dalla conferenza successiva alla decisione arriveranno spunti importanti sulle prossime scelte di Francoforte, ma sarà necessario utilizzare tutte le cautele in modo da non infiammare ulteriormente la corsa dell'euro, già ieri vicino agli 1,59 dollari, e, conseguenza ormai scontata, scatenare nuovi aumenti nel prezzo del petrolio.

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