Passera e Bazoli favorevoli alla cessione «Ma vanno tutelati gli interessi italiani»
Ieri è stato raggiunto l'accordo tra Credit Agricole e la fondazione di Parma. Questo l'esito del vertice nella cittadina emiliana tra il presidente dell'ente Cariparma, Carlo Gabbi, e i vertici della Banque Verte, il presidente Renè Carron e il direttore generale Georges Pauget. Ufficialmente è stato annunciato il raggiungimento di un'«identità di vedute su alcuni punti preliminari», incentrato sul radicamento nel territorio della cassa di risparmio. L'accordo, che di fatto sblocca il via libera dei soci francesi alla fusione tra Banca Intesa e SanPaolo Imi, permetterà ora agli advisor di cominciare a stendere un piano industriale. Secondo i paletti fissati tra l'Agricole e la fondazione Cariparma, la sede della banca resterà a Parma, e l'ente rientrerà direttamente nel capitale come azionista di minoranza, nominando fino a un terzo dei consiglieri. L'attesa era che gli emiliani avrebbero puntato i piedi chiedendo ai francesi il diritto di nomina del presidente e dell'amministratore delegato ma, in base alla nota diffusa al termine dell'incontro, per ora viene solo confermata la fiducia nel management. I francesi hanno garantito poi l'appoggio alla fondazione «per il conseguimento dei propri obiettivi a favore dello sviluppo del territorio». L'auspicio dell'ente emiliano, dopo quanto successo con Parmalat, è quello di riuscire a imprimere nuovo slancio alla realtà economica parmigiana, dopo che l'area in tempi recenti ha incassato l'importante successo della sede dell'agenzia europea per l'alimentazione. Dopo Gabbi, Carron e Pauget hanno visto il presidente Intesa, Giovanni Bazoli, e l'amministratore delegato, Corrado Passera. E anche da Milano è stato ufficialmente confermato che è possibile una cessione della controllata Cariparma, nell'ambito delle trattative con l'Agricole, «per trovare soluzioni atte a tutelarne gli interessi strategici in Italia, nel rispetto degli interessi di tutti gli altri azionisti». Sul fronte torinese, intanto, prosegue il lavoro per ricomporre un azionariato, che appare meno entusiasta di quello milanese. L'amministratore delegato del SanPaolo Imi, Alfonso Iozzo, ha respinto le voci sul malumore del Santander per l'operazione. Con i soci «non esistono problemi» in merito al progetto, ha detto invece il presidente, Enrico Salza. «L'operazione va avanti nei tempi necessari per ottenere le autorizzazioni», ha aggiunto. Da quanto si apprende, comunque, il Santander non avrebbe potere di veto sull'aggregazione, ma non viene esclusa una contropartita per gli spagnoli, sullo schema di quella trovata per l'Agricole con Cariparma. In giornata è rispuntato in ambienti torinesi il nome di Banca Lombarda. La banca bresciana, tra l'altro, all'inizio del mese aveva parlato di un interesse per parte degli sportelli che la superbanca dovrà cedere per vincoli antitrust. Iozzo ha poi spiegato che la superbanca «manterrà un forte impegno nel Mezzogiorno, confermando la centralità del Banco di Napoli nel suo territorio di riferimento».