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di FILIPPO CALERI UN PRIMO risultato la vicenda della fusione tra società Autostrade e il gruppo spagnolo ...

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Un business che finora ha fatto felice solo i gruppi che le hanno ottenute e che a fronte dei lauti introiti incassati, infatti, sono stati sempre molto pigri nell'effettuare gli opportuni investimenti in sicurezza e qualità sulla tratte gestite. Ora il ministro delle Infrastrutture ha deciso di voltare pagina. In questi giorni il responsabile delle Infrastrutture ha dato inizio ai colloqui con i vertici di alcune delle 23 concessionarie coinvolte e nei prossimi giorni sono previsti nuovi round, al ritmo di due-tre incontri la settimana. Ma è già al lavoro una task force di esperti del ministero delle Infrastrutture, dell'Economia, dell'Anas, dell'Aiscat e delle Associazioni dei consumatori, che dovrà seguire i lavori di revisione. L'obiettivo è quello di riscrivere l'intera materia delle concessioni. Una decisione annunciata agli inizi di luglio dallo stesso Di Pietro, mentre infuriavano le polemiche per lo stop alla fusione Autostrade-Abertis. Per il responsabile delle Infrastrutture, tutto il capitolo relativo al contratto fra lo stato e le concessionarie deve essere rivisto anche alla luce di quella vicenda, per arrivare a un accordo-quadro basato su «nuove regole in tema di conflitto di interessi, tariffe, trasparenza sull'affidamento degli appalti, regolarità degli investimenti». L'intervento sulle concessioni nasce dall'esigenza di attualizzare «un meccanismo valido 30 anni fa, quando le condizioni generali erano molto diverse, c'erano molte meno auto, le società erano pubbliche e la rete era ancora nuova», spiega Aurelio Misiti, grande esperto in materia, deputato dell'Italia dei Valori e membro della Commissione Ambiente e Lavori Pubblici della Camera. «Oggi le autostrade sono diventate un business, le società hanno sono aumentate molto di valore e guadagnano molto di più di quello che dovrebbero senza obblighi precisi». Uno studio dell'economista Giorgio Ragazzi pubblicato da Lavoce info evidenzia che nei cinque anni 1999-2003, le concessionarie autostradali hanno incassato 16,7 miliardi di euro da pedaggi (al netto di Iva e Fondo di garanzia), ma hanno fatto investimenti per soli 3,7 miliardi. Con la rivoluzione delle concessioni che il ministro Di Pietro è intenzionato a completare con tutta probabilità già entro l'anno, ci saranno dunque «notevoli benefici» sia per le casse del ministero dell'Economia ma anche «per i cittadini-utenti che potranno viaggiare su strade meno pericolose e più efficienti per effetto dei nuovi obblighi di investimenti nella manutenzione e nell'ammodernamento».

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