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Petrolio record, panico in Borsa

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Il prezzo del greggio verso 80 dollari. Perdite su tutti i listini europei

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Il prezzo del greggio sembra avviato verso quota 80 dollari con il Brent a Londra che ieri ha toccato il nuovo record a 78,4 mentre il greggio Wti a New York ha superato di slancio i 77 dollari al barile (per bloccarsi a 77 dollari in chiusura, con un rialzo del 3% rispetto alla chiusura di venerdì). Le conseguenze sono state pesanti per le Borse, in particolare quelle europee, che hanno mandato in archivio perdite largamente superiori al punto percentuale. I mercati finanziari si interrogano sull'impatto che questo livello di quotazione avrà sull'economia globale. Ieri il listino milanese ha visto l'indice Mibtel perdere lo 0,91% e l'S&P Mib l'1,05%. Prestazioni poco brillanti, tra i singoli titoli, per quelli dell'energia: Eni è arretrata dell'1% a 23,76 euro mentre Enel ha perso l'1,14% a 6,91 euro, Erg lo 0,13% a 18,88 euro e Saipem l'1,57% a 17,60 euro. La nuova fiammata dei prezzi è stata dettata in primo luogo dalla decisione di BP di chiudere un impianto in Alaska, a causa di perdite. Si tratta dell'infrastruttura (Prudhoe Bay) più importante degli Stati Uniti. La chiusura ha determinato una perdita produttiva pari a circa 400mila barili al giorno. Il tutto nel bel mezzo della stagione, quella estiva, che alimenta di più i consumi di carburante. In secondo luogo pesano sulla dinamica dei prezzi le tensioni geopolitiche, cioè la drammatica escalation del conflitto fra Israele e Hezbollah, che allo stato attuale pare ancora di difficile soluzione. Ieri fra l'altro il premier libanese Fouad Siniora ha fatto capire che l'opera di mediazione franco-statunitense con ogni probabilità non porterà ad un cessate il fuoco. Di tutto questo hanno fatto le spese appunto i mercati azionari, alla vigilia per di più dell'attesa riunione del Federal Open Market Committee della banca centrale statunitense che dovrebbe decretare una pausa nei rialzi dei tassi d'interesse in atto dal giugno del 2004. Una mossa dettata proprio dal rallentamento dell'economia, che ora potrebbe peraltro farsi più evidente a seguito dell'impennata del prezzo del greggio. Le quotazioni del petrolio, in ogni caso, sono destinate ad avere impatto anche sull'inflazione, con questo precostituendo quello scenario - frenata congiunturale e prezzi in crescita - che è considerato il peggiore da chi è preposto alle decisioni di politica monetaria.

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